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Nell’Assemblea Assocarta si è guardato avanti: la carta al 2050

Il presidente di Assocarta, Girolamo Marchi.
Il presidente di Assocarta, Girolamo Marchi.

Per la carta c’è anche un problema di fibre. Già perché nonostante il 2017 si stia caratterizzando con una crescita tra lo 0,5% e l’1% grazie ai comparti delle carte per imballaggio, per uso igienico sanitario, e delle carte speciali, questo sviluppo potrebbe essere compromesso dell’impennata del costo delle fibre vergini e di quelle da riciclare. Le prime pare siano condizionate dalla quotazione del dollaro e tutte sono dipendenti dagli andamenti del mercato asiatico. Le fibre corte, per esempio, sono rincarate di 100 dollari nel primo quadrimestre del 2017. Questa è stata la prima comunicazione del presidente di Assocarta, Girolamo Marchi, all’inizio dell’assemblea annuale dell’associazione che si è tenuta nella sede di Civita a Roma.

«L’industria della carta del nostro paese – ha detto Marchi – è un settore maturo che produce un bio materiale di pregio e che svolge un ruolo chiave nel quadro dell’economia circolare. La materia prima è rinnovabile. Il legno, cresce in foreste gestite in modo sostenibile».

Girolamo Marchi ha presentato, inoltre, la nuova Roadmap al 2050 del settore cartario europeo. Si tratta di un’operazione con la quale il settore della carta per primo presenta una strategia al 2050, data nella quale l’Europa dovrebbe ridurre dell’80% le emissioni di CO2. L’industria della carta, secondo Marchi, dovrebbe agire in sintonia con la Strategia energetica nazionale, presentata pochi giorni fa per la consultazione investendo su ricerca, innovazione, efficienza energetica e cogenerazione.

«Occorre un programma «Industria 2050» – ha proseguito Marchi – che accompagni il settore cartario nell’attuazione di questa strategia. La Roadmap 2050 presentata oggi è una “tabella di marcia” ambiziosa che potrà avverarsi se ci saranno le giuste condizioni normative e di contesto. Ma secondo uno studio commissionato dalla Cee i costi normativi nell’industria cartaria sarebbero ormai pari a un terzo della redditività di impresa e ciò preclude la possibilità di investimenti e ricerca».