Architetto e scenografa, figlia del noto disegnatore di fumetti Guido Crepax, in pochi anni è riuscita a realizzare alcune delle proprie aspirazioni giocando sul filo sottilissimo tessuto tra il sogno e la realtà: una crescita personale che ha influito molto sulla creatività nel suo lavoro di artista. Tante le attività, ma una in particolare ha segnato un punto di svolta, un bivio tra l’adolescenza professionale e la maturità: «In questi anni mi sono dedicata di più, insieme ai miei fratelli – con cui adesso lavoro a stretto contatto, dividendo responsabilità, gioie e dolori – alla gestione del lavoro di mio padre e; in particolare la mostra realizzata nel 2008 su Valentina a Milano ha rappresentato, a livello personale, l’inizio di un cambio di rotta. Dopo anni di lavoro come architetto, in quella mostra – che ho curato e seguito personalmente – ho sentito di aver realizzato un lavoro completo: l’enorme casa di 1.200 mq, che raccontava la storia di Valentina, in cui ho inserito la mia passione per la carta, è stato un passaggio molto importante. Oltre alla soddisfazione per aver raggiunto un obiettivo complesso, da allora il mio lavoro di artista è cambiato, perché ho cominciato a mettere in campo le mie competenze da scenografa più che da scultrice».
Infatti negli ultimi anni le opere di Caterina hanno cominciato a «parlare», a raccontare storie: mentre prima l’arte della carta si esprimeva un po’ di più nella realizzazione di oggetti a sé stanti, ora i suoi lavori sono fin dall’inizio pensati nello spazio che li circonda, e dai bellissimi vestiti di carta prendono vita delle storie che si animano in veri e propri personaggi.