Girolamo Marchi, presidente Assocarta: «L’industria cartaria cresce nei primi 7 mesi (+1,9%). Urgente una pianificazione delle infrastrutture per l’economia circolare e la gestione degli scarti del riciclo. Non fermiamo il riciclo delle cartiere italiane e lucchesi per l’incapacità di dare risposte al recupero degli scarti del riciclo».
«L’industria cartaria italiana si conferma al quarto posto a livello europeo dopo Germania, Svezia e Finlandia» afferma Girolamo Marchi, presidente di Assocarta all’inaugurazione del MIAC, manifestazione ufficiale di Assocarta (patrocinata da Confindustria Toscana Nord) organizzata da Edipap «con una produzione di carta e cartone di 5,5 milioni di tonnellate nei primi 7 mesi del 2018 (+1,9 sul 2017) sostenuta principalmente da una domanda interna in aumento (nei primi 6 mesi del 2018) del 6% con dinamiche importanti in tutti i comparti e particolarmente positivi delle carte per usi grafici (+6,3%) e carte e cartoni per packaging (+6,7%). Il fatturato nei primi 7 mesi 2018 è stimato intorno ai 4,7 miliardi di Euro, in aumento del 6,8%, risultato connesso con la necessità delle cartiere di recuperare gli ingenti rincari delle cellulose arrivate al record storico di 1230 $/tonnellata. Da inizio 2016 ad oggi: +52% pari a +420 $ per tonnellata le fibre lunghe, +62% (+400$/tonnellata) le corte».
Al centro del dibattito della conferenza stampa MIAC di apertura l’economia circolare, di cui le cartiere sono un attore fondamentale producendo oltre 9 milioni di tonnellate di carta annue (2017) a partire da un materiale rinnovabile, e con l’utilizzo di 5 milioni di tonnellate di carta da riciclare (2017) con un tasso medio di circolarità del 55%, e più dell’80% nell’imballaggio, uno dei più alti d’Europa.
Durante la tavola rotonda Di quale fibra è l’economia circolare: lo sviluppo sostenibile alla prova dei fatti, moderata da Claudio Romiti vice direttore di Confindustria Toscana Nord, si è infatti evidenziata l’assoluta necessità di un rinnovato dialogo tra imprese e amministrazioni affinché impianti e infrastrutture vengano rinnovate e adeguate per conseguire gli obiettivi dell’economia circolare e che, quindi, si assicuri agli scarti del riciclo la priorità di recupero e di smaltimento nelle infrastrutture per la gestione dei rifiuti.
«Garantire la priorità agli scarti del riciclo dagli impianti di smaltimento e di recupero previsti dalla pianificazione regionale» spiega Girolamo Marchi «sarebbe una semplice ed efficace misura per incrementare il riciclo e, quindi, migliorare la gestione dei rifiuti urbani. “In questo modo la capacità di riciclo delle cartiere italiane verrebbe aumentata utilizzando gran parte della carta da riciclare che viene oggi esportata (circa 2 milioni di tonnellate l’anno) con benefiche ricadute in termini di occupazione. Esporteremmo meno carta da riciclarema importeremmo meno prodotti finiti di più alto valore aggiunto migliorando la nostra bilancia commerciale». Al dibattito, oltre a Girolamo Marchi, hanno partecipato Giorgio Bartoli, presidente della Camera di Commercio di Lucca, Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, Giulio Grossi, presidente di Confindustria Toscana Nord, e Alfredo Pini, responsabile Area Normativa ISPRA.
Il settore cartario italiano investe in efficienza energetica (migliorata del 30% negli ultimi 20 anni) e nell’incremento della propria capacità di riciclo nonostante le difficoltà burocratiche. Ogni minuto nel nostro Paese, si riciclano 10 tonnellate di carta (di cui 2,5 nel distretto di Lucca), un contributo importante all’economia circolare della Toscana e dell’Italia. La regione rappresenta oltre il 30% della produzione di carta nazionale (specialmente carta per uso igienico-sanitario e per imballaggio)e il 27% circa del consumo italiano di carta da riciclare.
Ma la competitività dell’industria cartaria, oltre che con la problematica degli scarti del riciclo che frena le potenzialità dell’industria cartaria e dell’economia circolare, deve fare i conti ancora con gli alti costi energetici aumentati dal 2017 di circa il 30% (sia energia elettrica che gas naturale) e che si attestano regolarmente su valori più alti di quelli di Germania e Francia. A ciò va aggiunto il costo crescente della CO2, che spesso non riflette valori tecnologici, ma è condizionato più dagli acquisti dei grandi investitori finanziari.
Al tema del futuro dell’energia in cartiera sarà dedicato il seminario dal titolo Fossili vs rinnovabili: quale mix energetico per la cartiera del futuro? moderata da Silvia Pieraccini Il Sole24 Ore, durante la qualesi discuterà del ruolo delle fonti di energia rinnovabile nella riduzione delle emissioni dirette e indirette del settore cartario. Interverranno Alessandro Bertoglio di Assocarta, Davide Valenzano GSE, Edoardo Zanchini Legambiente, Giuseppe Cima Cartiera dell’Adda, Alessandro Canovai Consorzio Italiano Compostatori e Fabio Pellegrinelli di Iveco. Thomas Schulze Solar Turbines e Paolo Della Negra Valmet illustreranno due esempi di best practises aziendali di efficienza energetica. Conclusioni a cura del presidente di Assocarta.
«Gli obiettivi sfidanti della lotta ai cambiamenti climatici» evidenzia Girolamo Marchi «hanno portato l’industria cartaria europea a interrogarsi, con la Roadmap 2050, su come raggiungerli. Le cartiere italiane stanno studiando la strada migliore per ridurre le emissioni di CO2 e ogni tipologia di azienda dovrà trovare la propria. Un percorso fatto di efficienza energetica e di nuove tecnologie che dovrà necessariamente essere accompagnato da un accesso all’energia a costi competitivi» E conclude: «In un contesto nazionale complessivamente volto alla decarbonizzazione, rimarrà fondamentale il ruolo del gas naturale che ad oggi rimane lo strumento più valido in termini di risparmio di emissioni di CO2 e che fornisce energia agli impianti di riciclo, impegnati nell’Economia Circolare. Il gas naturale alimenta gli impianti di cogenerazione che estraggono almeno l’80% dell’energia del gas in luogo del 60% (ipotesi ottimistica per le centrali termoelettriche). Questo 20% è garantito peraltro per tutte le ore dell’anno e il beneficio in termini di riduzione al ricorso ad altre tecnologie a maggiore emissione di CO2andrebbe valorizzato!».