Il settore carta e grafica si riconferma protagonista di sostenibilità e circolarità. Riconosciuto come essenziale per l’economia del Paese, dimostra buoni risultati raggiunti e speranze per il 2021. La sua forza è nella filiera capace di coesione e adattamento.
Con il titolo “Il ruolo della Federazione Carta e Grafica nella transizione ecologica e digitale. PNRR, Sostenibilità e prodotti rinnovabili e circolari” si è tenuta lo scorso 22 luglio l’Assemblea Federazione Carta e Grafica 2021. Un’occasione per fare il punto della situazione a metà di un anno che pone ben in evidenza le sfide per la fase di ripresa alla luce degli obiettivi di transizione a livello nazionale ed europeo.
Un’industria essenziale e competitiva
Le sfide che attendono la filiera della carta e della grafica sono molte, dichiara Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, introducendo l’incontro e riconoscendo come le imprese del settore siano caratterizzate da elementi quali la spinta all’innovazione, la capacità di adattamento e il richiamo alla sostenibilità, «fattori di crescita divenuti sempre più rilevanti, anche e soprattutto a seguito della pandemia. Restano molte anche le criticità, soprattutto dal punto di vista normativo in un comparto complesso e articolato come questo». Pur in un simile contesto, il settore ha continuato a dimostrare «la capacità di anticipare i cambiamenti culturali e di consumo in atto, di proporre soluzioni all’avanguardia, di puntare sempre all’eccellenza continua». Bonomi ricorda la rilevanza strategica del comparto sull’intera economia del Paese e il ruolo di proposta e interlocuzione che ricopre e che occorre mantenere e rafforzare. «Mai come ora è importante la capacità di essere e fare sistema».
Sull’importanza del ruolo della filiera torna anche Girolamo Marchi, presidente uscente di Federazione Carta e Grafica. «La nostra filiera con la crisi pandemica ha avuto il riconoscimento di essenzialità giuridica che le ha consentito di lavorare perché produttrice di beni di particolare rilevanza. Ed è stata riconosciuta in questo periodo anche la grande importanza della filiera nell’ambito dell’economia circolare e il suo contributo alla crescita dell’economia circolare italiana». Nel PNRR (piano nazionale per la ripresa e la resilienza) il settore è considerato «un faro e questo ci impegna ancora di più a svolgere il nostro ruolo nei prossimi mesi e nei prossimi anni».
Le componenti della filiera hanno portato avanti diversi progetti, da quello dell’Industria 4.0, diretto dall’allora consigliere Emanuele Bona, a quello in corso di sviluppo e che proseguirà nei prossimi anni inerente alla sostenibilità nell’ambito della filiera stessa. Tra i progetti futuri rientra anche la sfida della transizione ecologica e digitale. «È certamente di importanza fondamentale ma l’approccio deve essere necessariamente pragmatico e non ideologico» afferma Marchi. «Già nella vicenda della direttiva europea SUP (single use plastics) si sono evidenziati sia gli aspetti positivi che quelli negativi di questo approccio», volere tutto e subito, spiega, può creare più problemi di quanti ne risolva. «Allo stesso tempo però la filiera carta e grafica deve offrire il proprio contributo alla transizione verso gli imballaggi ancora più sostenibili, rinnovabili e circolari».
Chiare le posizioni di Marchi anche sul fronte della transizione energetica. Politica e istituzioni devono essere reattive in quanto ne va della competitività internazionale delle aziende di casa nostra. «Innanzitutto gli incentivi relativi al risparmio energetico sono insufficienti» dichiara. «È molto importante continuare sulla strada di incentivare il risparmio energetico». All’interno del tema energia si inserisce poi il problema del gas e degli extra costi legati alla movimentazione del gas in Europa per i quali l’Italia è tra i Paesi che pagano di più tali tariffe. «Bisogna fare qualcosa perché vengano eliminati questi costi di passaggio del gas da una zona all’altra» del continente.
Più solleciti devono essere poi anche gli interventi per risolvere il problema delle emissioni atmosferiche, «in quanto utilizzatori di gas, i nostri settori pagano un costo legato alla CO2, ma il problema è che lo fanno in assenza di un’alternativa». Nuove tecnologie, quali l’idrogeno per esempio, sono ancora al di là da venire. Inoltre, gli aiuti europei per la transizione ecologica esistono, ma li abbiamo in ritardo e in maniera inferiore rispetto ai nostri concorrenti.
«Il problema della competitività è essenziale e richiede una reazione rapida e comprensione del problema da parte delle istituzioni, della politica e, ovviamente, anche delle associazioni».
Il peso di Federazione
Spetta invece a Carlo Emanuele Bona, in qualità di neo presidente di Federazione Carta e Grafica, fare un resoconto dei dati del settore e delle sue evoluzioni negli ultimi mesi.
Con un giro d’affari per il 2020 di 22 miliardi di euro la Federazione, che rappresenta oltre 17mila aziende e 165mila addetti, produce 1,3% del PIL con una bilancia commerciale con l’estero di 3,5 miliardi di euro. Numeri e fatturato importanti pur condizionati dall’anno di pandemia. Dati che esprimono tutto il peso economico del settore, «importante nell’interlocuzione con le istituzioni ma anche motivo di orgoglio perché possiamo dire di essere un’eccellenza del Made in Italy. Numeri che si raggiungono grazie al contributo di tutti gli attori coinvolti nella Federazione».
Nello specifico nel 2020 il fatturato è calato di 2,6 miliardi, pari a -10,8%, rispetto al valore, per altro già in diminuzione di 1,6%, del 2019, a causa di una compressione della domanda tanto interna quanto estera. «Una riduzione che ha andamenti molto differenti all’interno dei vari settori della Federazione, in quanto i diversi comparti si sono mossi in maniera alquanto difforme».
Il 2020 e l’andamento dei comparti
Differenti i risultati dei vari comparti. Su questo andamento diversificato molto ha influito, ancora una volta, l’effetto pandemia. Nel settore cartario, ricorda Bona, una forte influenza negativa sui risultati complessivi di fatturato l’hanno determinata le carte per usi grafici, i cui volumi sono calati del 26,5%, a differenza dei risultati delle produzioni di carte e cartoni per imballaggio e di carte per uso domestico e igienico-sanitario, cresciute rispettivamente del 4,7% e del 2,9%.
Forte calo del fatturato anche per il settore delle macchine di Acimga, che a fine 2020 ha segnato un -15,8%, in sofferenza soprattutto nel primo semestre. Mentre i risultati dell’export rispecchiano quanto accaduto nel comparto cartario, ovvero una maggiore tenuta delle macchine per il converting e la cartotecnica, e una diminuzione significativa per quelle del settore stampa e legatoria.
Infine, l’andamento del 2020 è stato differente all’interno del settore della stampa, della cartotecnica e della trasformazione a seconda dei comparti che lo compongono. Le buone speranze intraviste a fine 2019 per la stampa grafica editoriale e commerciale sono state vanificate dall’esplodere della pandemia. Il comparto, ricorda Bona, «dopo tanti anni di crisi strutturale, aveva dato finalmente chiari segni di assestamento, chiudendo un 2019 addirittura in leggera crescita sul fronte della produzione». Il risultato di mesi di lockdown e di blocco di tante attività è stato di un -16% rispetto a 2019. «Si è registrata una migliore tenuta solamente su fronte dalla stampa di libri, mentre purtroppo la produzione di stampati pubblicitari e commerciali perde un quarto dei volumi».
Differente l’andamento 2020, invece, per le industrie cartotecniche e trasformatrici, calate sì rispetto ai dati di fatturato dell’anno precedente ma solo del 3%. All’interno di questo comparto a fare la parte del leone sono stati ancora una volta gli imballaggi, sia quelli in carta e cartone sia quelli flessibili.
Le buone notizie e la speranza 2021
«Alla fine di un difficilissimo 2020, che speriamo di poter dimenticare presto, due sono le note positive» commenta il presidente. «Da un lato, anche grazie al lavoro istituzionale svolto dalla Federazione, vi è stato il pieno riconoscimento della nostra filiera come attività essenziale e strategica del Paese. Questo ha permesso che la quasi totalità dei nostri codici Ateco fosse presente nell’elenco dei settori che hanno potuto continuare la propria produzione». L’intera filiera, ricorda Bona, ha dimostrato una grande flessibilità operativa che ha permesso di garantire l’approvvigionamento di merci e prodotti essenziali, e l’informazione.
La seconda nota positiva riguarda le performance della filiera in termini di economia circolare che, anche nel 2020, sono ulteriormente migliorate. «Il 61% della carta prodotta in Italia è stato realizzato impiegando fibre riciclate, un record assoluto a livello europeo. Mentre il tasso di riciclo nel settore dell’imballaggio ha raggiunto addirittura l’87%» superando la soglia del target europeo dell’85% al 2030.
Intanto i dati dei primi sei mesi del 2021 fanno ben sperare nell’inizio di una ripresa. A trainare il settore sono i comparti cartario e dalle macchine, mentre il grafico e il cartotecnico e della trasformazione scontano ancora un arretramento rispetto a 2020. «Le prime indicazioni per fortuna sono di segno positivo e, sebbene sempre con diverse intensità tra i vari comparti, la crescita rispetto al periodo del 2020 fortemente colpito dal lockdown dovrebbe essere a due cifre per tutti i comparti». I dati dei pre-consuntivi del primo trimestre dell’anno parlano di un recupero del fatturato complessivo dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2020 determinato dalla domanda interna, che ha ripreso a salire. Resta invece ancora lontano dal segno più il dato dell’export – quindi della domanda estera – che fa registrare un -4,9% complessivo.
La ripresa è possibile, dunque, anche grazie al Recovery plan che rappresenta una sfida epocale per l’intero Paese. «Un’opportunità da cogliere attraverso un piano articolato in missioni che possono e devono vedere anche i nostri settori recitare un ruolo da protagonisti. E la Federazione sarà strategica per attuare questo protagonismo».
La tavola rotonda
Alla tavola rotonda “Biopolitiche e prodotti sostenibili” moderata da Jacopo Giliberto, giornalista de Il Sole24Ore – testata che ha organizzato l’assemblea in collaborazione con la Federazione – hanno preso parte Paolo Arrigoni, senatore della Lega, Antonio D’Amato, presidente di Seda International Packaging Group e vice presidente European Paper Packaging Alliance, Martina Nardi, deputata del PD e presidente della Commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera, e Massimiliano Salini, europarlamentare di Forza Italia.
Hanno rimarcato l’importanza degli obiettivi del Green Deal europeo e della necessità che tali obiettivi vengano valutati sulla base di analisi scientifiche, abbandonando posizioni meramente ideologiche. Il riferimento è, tra gli altri, anche alla direttiva SUP entrata in vigore il 3 luglio scorso che, con le Linee guida applicative – modificate dalla Commissione improvvisamente e senza alcun confronto democratico in Europarlamento e Consiglio –, rischia ora di colpire tutti i prodotti monouso, compresi i prodotti di carta accoppiata con una residuale componente plastica funzionale all’uso. In questo il Parlamento italiano ha dimostrato di saper trovare posizioni condivise ed equilibrate, contrastando spinte che rischiano altrimenti di discriminare tutti i prodotti monouso, indipendentemente dal materiale che li costituisce e dalla loro reale funzionalità – si pensi alla carta accoppiata a plastica e bioplastica, ma anche al packaging flessibile indispensabile per garantire la sicurezza e la conservazione degli alimenti.
Allo stesso modo è importante che anche la transizione energetica si spogli di ideologie per mettere al centro invece le filiere industriali strategiche che già ora presentano grandi capacità innovative in termini di economia circolare, come – appunto – il settore della carta e della grafica.