Italiana, milanese, architetto d’interni, maestra dell’arte della carta. Figlia del noto fumettista Guido Crepax, creatore del personaggio “Valentina”, conosciuta, tradotta e pubblicata in tutto il mondo.

Caterina Crepax ha scelto la carta come unico ingrediente delle sue opere: carta di ogni tipo e provenienza, con piccole incursioni di filo metallico – dove necessario – e colla vinilica. Gli strumenti sono le mani, le forbici, manichini da sartoria come basi, teste di polistirolo, spilli, matite. E tanta santa pazienza, perché tutte le sue sculture di carta sono fatte a mano.

Famosa per i suoi stupendi arazzi, lampade, sculture con meravigliosi giochi di luce e abiti davvero sorprendenti, ha fatto della ricerca dello stupore il fulcro del suo interesse: «più passano gli anni e più sono convinta che sia uno dei motivi per cui valga la pena essere al mondo. Potere in qualche modo ricrearlo nelle persone con le mie piccole magie di carta è per me qualcosa di incredibile e sento il dovere di condividere questo dono della natura».

Ora ci stupisce ancora di più con un’esposizione dedicata ai pesci e in generale al mare, verso cui abbiamo davvero bisogno di sviluppare nuove empatie che passano dalla conoscenza ma anche dalle emozioni verso le sue misteriose creature acquatiche. Una mostra dal titolo “Sotto il segno dei pesci” curata da Irene Ivoi.

Caterina e il mondo dei pesci

Forse non è un caso che Caterina sia davvero nata sotto il segno dei Pesci: «e ascendente Sagittario, che comunque ha la coda di un pesce» precisa l’artista e prosegue «dicono dei Pesci che sono sensibili, spirituali, spesso artisti, sempre nel mondo dei sogni e dell’immaginazione, mutevoli, camaleontici, compassionevoli, calmi, timidi, resilienti. I nati sotto il segno dei Pesci amano la tranquillità che gli permette di riflettere e sognare; non sopportano il caos, la confusione, quindi, in generale, i luoghi affollati. Io da bambina avevo un’incredibile immaginazione e non parlavo quasi con nessuno. I Pesci, essendo timidi, spesso possono risultare inafferrabili».

«A qualcuno potrebbe ricordare “Alice nel paese delle meraviglie” in una favola eterna e reale al tempo stesso, come se tra fantasia e realtà non ci fosse molta differenza: «mi raccontavo storie nella testa e non ho mai smesso di farlo. Parlavo con i gatti e con le lumache che mi facevo scivolare sulle braccia e alle quali dipingevo il guscio con i pennarelli. La voce mi ha sempre dato fastidio, perché quando esce dalla bocca è diversa da come la senti dentro e spesso quello che dici non corrisponde esattamente a quello che vorresti comunicare». Un silenzio, quello dei pesci, che li rende simpatici ed empatici, perché i pesci «assaporano la meraviglia di tutto quel blu che li circonda senza bisogno di commentarlo».

La mostra all’Acquario Civico di Milano

Ed è proprio l’Acquario Civico di Milano l’istituzione cittadina dedicata allo studio e alla divulgazione dei temi legati alla biodiversità acquatica, a ospitare – inizialmente fino al 2 luglio ma poi per tutte l’estate – la mostra “Sotto il segno dei pesci”, interamente dedicata al mondo acquatico e alle creature che lo abitano.

L’esposizione racconta con ironia e poesia il personale mondo interiore dell’artista, nel quale, tra i colori e i chiaroscuri dell’acqua, possiamo ammirare “pesci metropolitani” e altre mitologiche e fantastiche creature acquatiche.

Un mondo onirico e surreale ricreato con la carta, un materiale semplice, di uso comune che Crepax ha saputo utilizzare come mezzo per dare vita alle sue visioni e ai suoi sogni. Opere realizzate interamente a mano che spesso donano nuova vita a materiali cartacei quotidiani, dimenticati e solitamente destinati a essere buttati.

«Una mostra che ci accompagna in un viaggio nelle profondità dell’acqua testimoniando la bellezza e l’importanza di questo elemento e ricordandoci l’urgenza della tutela dei sistemi acquatici» dichiara Tommaso Sacchi, assessore alla cultura del Comune di Milano.

Un interesse che rivela il fascino esercitato da quel pianeta acqua che in parte svela e in parte nasconde. La bellezza, la fragilità e l’armonia di un mondo riprodotto utilizzando la carta ci vengono restituite attraverso un materiale che è all’apparenza fragile ma nella realtà molto resistente.

Quando lavoro e passione coincidono

Il suo lavoro è una passione, o forse la sua passione a dar forma fisica ai sogni è diventato il suo lavoro. E la fonte d’ispirazione è il tutto che la circonda, costantemente affascinata e incuriosita da quello che osserva senza sosta, come un rilevatore di visioni: «trovo stimolante avere dei recinti, dei limiti da superare. Preferisco avere un tema, una realtà da interpretare con fantasia, più che lavorare a briglia sciolta. Se non ci sono limiti reali, me li creo io e cerco di rispettarli e fronteggiarli con ironia. Ci metto ancora più impegno e passione. Come è quest’ultima a spingermi a lavorazioni sempre più complesse, a dettagli più sorprendenti, alla ricerca del pezzo perfetto. Una costante sfida a me stessa e alle mie capacità creative e manuali. Quando mi propongono una cosa, non mi tiro mai indietro, dico sempre “si può fare”. E i miei elfi mi spalleggiano, come fidi guerrieri di un minuscolo esercito di carta, pronti a tagliuzzare, piegare, plissettare, spiegazzare, arrotolare, intarsiare».

Un mistero emozionante che viene dal profondo

«Sono rimasta incollata a queste sculture non solo per la loro mirabile fattura ma anche perché questi animali silenziosi e gentili sanno suscitare piccole nostalgie e ricordi» scrive la curatrice della mostra Irene Ivoi. «Ma anche perché sono così pieni di mistero. Perché di essi sappiamo alquanto poco. Perché si muovono e scompaiono a velocità per noi irraggiungibili. Perché chissà quante volte ciascuno di noi ha sperato di poterne toccare o prenderne uno quasi come una sfida impossibile. Perché quasi sempre non capiamo la ragione del loro muoversi e ondeggiare. Perché abitano un sistema, l’acqua, per noi impraticabile salvo che per nuotare o giocare».

Un mistero emozionante che viene dalle profondità del mare, dove i rumori diventano silenzio, la luce spesso non arriva e l’acqua diventa buia: «tutto questo contribuisce alla costruzione delle emozioni che questi animali suscitano in noi quando si svelano nella loro fisicità» conclude Ivoi.

Una mostra che ci emoziona e ci fa pensare

Un messaggio importante in un momento in cui sappiamo quanto mari, laghi, oceani e fiumi con la loro fauna e flora siano minacciati dal cambiamento climatico, dall’inquinamento e dall’inefficacia o assenza di politiche in grado di proteggerli. «Il cosiddetto alto mare, l’area dell’oceano che si trova oltre le acque nazionali dei paesi, è il più grande habitat sulla Terra e ospita milioni di specie, ma solo recentemente le Nazioni Unite hanno raggiunto e firmato un trattato per proteggerlo» continua Irene Ivoi.

Quindi la consapevolezza è che la strada da compiere sia ancora tanta e il ruolo di tutti non è irrilevante, quindi tutte le azioni sono significative: «oggi verso il mare abbiamo davvero bisogno di sviluppare nuove empatie che passano dalla conoscenza ma anche dalle emozioni verso le sue misteriose creature acquatiche», conclude.