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Cepi analizza la produzione di carta e cartone nel 2020

Non c’è dubbio che, così come molte altre attività industriali, la produzione di carta e cartone sia stata influenzata in modo significativo dall’esplosione del Covid-19 nei primi due trimestri di quest’anno. Tuttavia, le possibilità di un rimbalzo importante sono ancora presenti e, soprattutto, va notato che il settore ha subito un rallentamento meno pronunciato rispetto ad altre attività manifatturiere.

Queste sono solo alcune delle evidenze che il recente briefing internazionale online di CEPI a beneficio della stampa ha portato alla luce, suggerendo che, come affermato dalla Confederation of European Paper Industries, il segmento può contare sulla sua «intrinseca resilienza». 

I dati hanno registrato un calo del -4,5% nella produzione di carta e cartone, rispetto al calo del -20,4% registrato da altre industrie tra i mesi di gennaio e maggio 2020. Il calo era piuttosto prevedibile, poiché l’economia dell’UE si stava già indebolendo dalla fine dello scorso anno. Allo stesso tempo il coronavirus è parso essere in grado di incrementare le vendite in categorie come tissue e carta igienica, i cui numeri sono rimasti ragionevolmente alti, e ovviamente in quella del packaging, il cui successo è stato trainato anche dalla crescita dell’e-commerce. 

CEPI ha inoltre notato che «la crisi del Covid-19 ha anche accelerato un cambiamento di fondo nei modelli di consumo legati all’aumento del telelavoro e della digitalizzazione». E che queste tendenze «potrebbero avere un impatto duraturo sulle strutture di vendita al dettaglio nonché sui modelli di produzione» in generale. I risultati di questa rivoluzione potrebbero rivelarsi favorevoli per l’industria del cartone e della carta. La confederazione ha infatti sottolineato che il packaging, soprattutto, potrebbe quindi beneficiare di nuove e in parte inaspettate opportunità. Allo stesso tempo, il dibattito sul reshoring – «il rimpatrio dell’industria», come lo ha definito CEPI – si sta intensificando e il fenomeno, se si considera quel che sta accadendo in settori come quello farmaceutico, potrebbe rivelarsi molto incoraggiante per i produttori di cartone e carta.

Plastica: la sostituzione è possibile

CEPI ha anche ricordato che durante il periodo di blocco il ruolo essenziale dell’industria della carta è emerso in un ampio numero di nazioni europee, come Belgio, Finlandia, Ungheria, Italia, Spagna e Repubblica Ceca. E questo è dovuto al fatto che l’industria si è adoperata con costanza per garantire «che i cittadini dell’UE potessero accedere ai prodotti di cui avevano bisogno per scopi igienici, sanitari e alimentari». Inoltre, essa si è dimostrata in grado di collaborare con altri attori fondamentali della catena del valore «per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e dei trasporti» e, quindi, di continuare a lavorare «in una modalità business-as-usual» nonostante le note, innegabili criticità. 

I mesi a venire probabilmente non saranno affatto facili, dato il previsto calo del PIL rispettivamente dell’8,3 e 8,7% nell’UE e nella zona euro, come già suggerito dalla Commissione europea. 

L’anno prossimo, invece, gli osservatori ipotizzano che «l’economia Ue possa crescere del 5,8% e quella dell’area euro del 6,1% introducendo prospettive positive anche per i mercati della carta e del cartone, nella convinzione di un loro rimbalzo». 

Per quanto riguarda le opportunità che l’industria potrebbe sfruttare, alcune potrebbero derivare dalla sostituzione della plastica con prodotti di carta e cartone. Citando fonti di materialeconomics.com, il direttore generale di CEPI, Jori Ringman, ha affermato che il 25% della plastica può essere facilmente sostituito da cartone e carta, anche grazie al fatto che le fibre sono molto più facili da rendere a impatto zero, in termini di emissioni di CO2, rispetto ad altri tipici materiali di imballaggio, senza alcun compromesso significativo dal punto di vista delle funzionalità. D’altra parte, Ringman non ha potuto evitare di considerare gli effetti collaterali della Direttiva sulla plastica monouso (SUPD), proposta nel 2019 e adottata lo scorso anno dal Consiglio europeo e dal Parlamento europeo, che si applica a tutti i prodotti in cartone quando contengono quantità, pur minoritarie, di polimeri. Questo è il caso del packaging alimentare, ovviamente; e questo significa che le suddette opportunità per carta e cartone sarebbero significativamente limitate o, peggio, che i produttori di carta sarebbero più gravati, sotto l’aspetto economico e sanzionatorio, dei produttori di plastica. Le opportunità di crescita possono arrivare anche da mercati inaspettati e l’esempio è il recente comunicato stampa ufficiale di Diageo, citato anche da Ringman. L’azienda britannica, proprietaria del famoso marchio Johnny Walker, ha infatti annunciato lo sviluppo di una bottiglia per liquori a base di carta realizzata con legno proveniente da fonti sostenibili, il cui debutto è previsto all’inizio del prossimo anno. Il modello rivoluzionario è il risultato di una partnership con la società di venture management Pilot Lite, grazie alla quale le due aziende hanno fondato Pulpex Limited, il cui core-business è la tecnologia del packaging sostenibile.

L’imperativo-sostenibilità

Il rapporto CEPI Effetti climatici presso il settore forestale (Climate effects of the forest-based sector), il cui autore è Peter Holmgren, è stato pubblicato all’inizio di quest’anno e include una serie di dati utili, al fine di comprendere quanto fortemente l’industria della carta sia impegnata sul fronte della sostenibilità. Lo studio dimostra che, con un tasso di riciclo della carta del 2019 pari al 72% e una riduzione delle emissioni dirette di CO₂ di 2,7 punti percentuali, i produttori di carta si stanno adoperando per soddisfare i requisiti del Green Deal europeo (European Green Deal, 2019) e quindi per raggiungere l’ambizioso obiettivo di un’Europa a zero emissioni di carbone entro il 2050. Oggi, come ha dimostrato la ricerca, la catena del valore industriale, basata sulle foreste, del settore della carta contribuisce già a rimuovere un totale netto di 806 milioni di tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera ogni anno. Ciò corrisponde al 20% di tutte le emissioni fossili nell’Unione europea. In un simile scenario, la Confederazione delle industrie europee della carta gioca un ruolo importante. Il 92% delle sue materie prime proviene dall’Europa ed è certificato come sostenibile. Il 91% dell’acqua che utilizza viene restituita all’ambiente, in buone condizioni. I produttori europei sono protagonisti mondiali del riciclo con un tasso del 71,6%. Posizionandosi in prima linea nel processo di decarbonizzazione e trasformazione industriale della nostra economia, i membri di CEPI abbracciano la digitalizzazione e apportano 20 miliardi di valore aggiunto all’economia europea, cui vanno sommati altresì ben 5,5 miliardi di euro in termini di investimenti, ogni anno.

Criticità e opportunità

Bernard Lombard, direttore per le politiche industriali e commerciali di CEPI, ha offerto al pubblico una panoramica delle recenti performance di carta e cartone sulla base dei dati disponibili sull’economia dell’UE e alla luce delle tensioni globali e delle guerre commerciali. 

Ha quindi notato come tutti questi fattori combinati abbiano influenzato il consumo di carta e contribuito alla sua diminuzione del 3,4% nel 2019, quando la produzione era in calo del 3,1%. Allo stesso tempo, tuttavia, la cellulosa è cresciuta in Europa a un tasso del 6,1% e ciò è stato dovuto sia a massicci investimenti in nuovi impianti, come ha ricordato Bernard Lombard, sia a una domanda più robusta da parte dei mercati di esportazione. In effetti, le esportazioni di cellulosa sono aumentate del 48% nel 2019; sospinte soprattutto dalla richiesta in arrivo dai Paesi asiatici. Le vendite internazionali sono cresciute dal canto loro del 6,7% tra il 2018 e il 2019; e sono riuscite a guadagnare un ulteriore 10,3% lo scorso maggio, rispetto al maggio dell’anno passato. 

Considerando i primi cinque mesi di quest’anno e lo stesso periodo del 2019 sono diminuite tuttavia dell’1,0%. In dettaglio, la produzione di carta ondulata, cartone, contenitori di carta e cartone è diminuita di 7,9 punti percentuali tra il febbraio e il maggio di quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19; la produzione di cellulosa, carta e cartone è diminuita del 5,7%; stampa e attività di servizi relativi alla stampa sono risultati in calo del 22,8%. 

La sostenibilità e la competitività rappresentano una parte importante dell’agenda del settore e potrebbero senza dubbio svolgere un ruolo centrale nel sostenere il suo sviluppo futuro, nonostante l’attuale crisi. 

I dati sembrano confermare la veridicità di questo impegno. 

La produzione di cellulosa e carta è rimasta ragionevolmente stabile negli ultimi sette-otto anni, «le emissioni dirette di CO₂ sono diminuite del 2,7% e le emissioni specifiche di CO₂ (per tonnellata di prodotto) sono ulteriormente diminuite nel 2019 dell’1,0%». 

Inoltre, come ha ricordato Lombard, lo scorso anno la quota di legno nazionale utilizzata dall’industria della cellulosa e della carta è salita all’84,2%. 

Il legno duro rappresenta il 28,8% del consumo complessivo; il legno tenero rappresenta il restante 71,8%. Il riciclaggio è ovviamente una parte cruciale della strategia green che l’industria si sta sforzando di attuare e negli ultimi mesi ha dovuto affrontare una serie di criticità, innescate dalla diffusione del coronavirus. «La disponibilità della carta per il riciclo», ha ricordato Bernard Lombard, «è stata a rischio o addirittura in diminuzione in molti Paesi europei a causa della minore attività di raccolta – per via dell’assenza di forza lavoro e delle misure sanitarie attuate, in primis – a marzo e fino all’inizio di aprile. Da allora, la disponibilità limitata è il risultato di una minore produzione di carta per il riciclo, a causa della rarefazione significativa dell’attività economica. La progressiva riapertura di alberghi, ristoranti e negozi dovrebbe perciò impattare sulla disponibilità di carta da riciclo, grazie ai quantitativi provenienti dalla raccolta differenziata».