Cepi

Cepi e il lavoro di filiera, la cartiera del futuro

Parola d’ordine collaborare. Cepi lavora in tutta Europa all’attuazione di programmi che mettano in contatto le cartiere tra loro e con le altre industrie della catena di fornitura del settore. Le soluzioni per creare la cartiera del futuro si possono trovare solo così: lavorando insieme.

L’industria è concentrata sull’oggi e su quanto sta accadendo a livello geopolitico ed economico. Negli ultimi mesi si sono intrecciati avvenimenti che hanno sconvolto completamente gli equilibri internazionali, tanto da rendere incerto il presente e poco prevedibile il futuro. Tuttavia, quando si parla di impresa la pianificazione è indispensabile. Occorre sapere quale direzione intraprendere per capire su cosa investire e quali innovazioni portare avanti per continuare a esistere e a competere.

Qual è, in questa prospettiva, il percorso che il settore cartario vuole fare? Ne ha parlato al Congresso Aticelca 2022 Annita Westenbroek, energy innovations manager di Cepi – Confederation of european paper industries – analizzando la situazione del comparto con uno sguardo rivolto al 2030.

Ripensare il processo

La premessa è certa: qualcosa deve essere modificato. La strada del cambiamento comporta innovazione, che il settore sta già perseguendo, ma che deve necessariamente cambiare il passo. «Se davvero vogliamo migliorare, dobbiamo accelerare» dice Westenbroek. «La velocità di sviluppo che abbiamo seguito negli ultimi vent’anni decisamente non sarà sufficiente. Il vero tema, però, è come possiamo farlo».

La prima considerazione riguarda quella che è la voce di maggiore peso economico per una cartiera, l’energia. «Abbiamo già fatto molto nei decenni passati e negli ultimi anni siamo riusciti a ridurre significativamente la nostra impronta di CO2».

Sicuramente sarà necessario ripensare il processo cartario, trovando un modo nuovo e più efficiente di produrre. Intervenendo in primo luogo laddove si concentra il maggiore dispendio energetico, ovvero la zona di asciugatura; non a caso circa il 70% dell’energia, cita la manager di Cepi, è utilizzato proprio in questa parte del processo per asciugare la carta. «Dobbiamo rendere il nostro settore ancora meno energivoro e lo dobbiamo fare utilizzando le rinnovabili che sono e restano un percorso da seguire»; un maggiore ricorso alla biomassa è una delle soluzioni auspicabili. Tuttavia affidarsi alle innovazioni tecnologiche per rendere il settore ancora più efficiente in termini energetici di per sé non basta, serve creare quello che Westenbroek definisce “un ambiente favorevole”, «è cruciale creare le condizioni per cui si possa anche percepire la spinta al cambiamento» e scegliere tecnologie nuove e innovative. È qui che entra in gioco il ruolo dell’associazione: Cepi vuole essere un supporto al settore, aiutandolo a prendere consapevolezza di quali possibilità ci siano sul mercato e a capire quali siano le tecnologie che più si adattano alle proprie esigenze, promuovendo nel contempo l’innovazione.

Collaborazione essenziale

Il primo passo è però comunicare. «Una delle attività che svolgiamo è fornire una panoramica degli strumenti, dei prodotti e delle tecnologie disponibili che potrebbero aiutare a costruire la cartiera del futuro». Tecnologie che vanno dalle energie rinnovabili fino all’efficienza energetica, passando per la circolarità e la digitalizzazione che, dice Westenbroek, è considerata una delle protagoniste dello sviluppo del settore e che giocherà un ruolo fondamentale anche nei prossimi anni.

Allo scopo di «estrapolare gli aspetti fondamentali e identificare le condizioni per riuscire davvero a trarre il massimo beneficio da ogni strumento» Cepi, attraverso l’Energy Solutions Forum (ESF), organizza sessioni “toolkit” su diversi temi. Incontri che aiutano a comprendere, insieme alle imprese del settore, quali tecnologie siano più consone e utili per la loro crescita e quali siano più indicate per ogni singolo caso. Questi incontri aiuteranno anche l’associazione a raccogliere informazioni sulle eventuali difficoltà od ostacoli che le aziende incontrano nell’applicazione di una determinata soluzione o cosa sia nei fatti poco utile. Inoltre tutto questo permetterà, da un lato, di perfezionare l’azione di lobbying, dall’altro di comunicare meglio al resto della filiera – per esempio i fornitori del settore – ciò di cui le cartiere hanno bisogno. «Dobbiamo però conoscere tutti gli aspetti ed è essenziale che le aziende comunichino anche le proprie problematiche così da poterci confrontare. Perché solo insieme possiamo apportare il cambiamento».

Promuovere l’innovazione… disrupting

Il secondo pilastro per costruire la cartiera del futuro è la promozione dell’innovazione. Questa avviene stimolando progetti di Ricerca e Sviluppo comune a livello sia comunitario sia di singoli Paesi. Ma soprattutto occorre, sostiene la manager, stimolare le tecnologie più innovative, più “disrupting”. «Ne abbiamo identificate tre» dice Westenbroek, tre tecnologiche che potranno cambiare il modo di produrre del settore: «il vapore surriscaldato, la rimozione dell’acqua senza l’evaporazione e la produzione cartaria senza acqua». Si tratta di concrete possibilità per la cartiera del futuro, capaci di fare la differenza in termini di costi, incidendo in particolar modo sui consumi energetici delle cartiere, con risparmi di energia calcolati superiori all’80%.

La tecnologia del vapore surriscaldato permette di recuperare il calore disponibile nell’ambiente circostante, garantendo una minima perdita di vapore e, di conseguenza, un’elevata efficienza. La seconda innovazione è un drying system in cui l’acqua all’interno del processo di produzione della carta è estratta senza il ricorso all’evaporazione, operazione che comporta un grande dispendio energetico; si tratta di un sistema che si è dimostrato molto efficace in quanto porta a un risultato molto più rapido, abbreviando il processo di asciugatura della carta e portando a un risparmio di energia fino al 90%. La terza e ultima tecnologia disrupting riguarda la produzione cartaria senza acqua ovvero la formazione a caldo, capace di eliminare il ricorso all’acqua nella fase di formazione del foglio, a quel punto la cartiera non avrà più necessità di ricorrere a un trattamento dell’acqua che pesa ulteriormente in termini energetici sulla produzione.

Tutte innovazioni con una base comune, operare sulla parte del ciclo produttivo interessata all’asciugatura della carta, il fine «è raggiungere un risparmio energetico superiore all’80% proprio in quella parte così energivora del processo. Si tratta di enormi cambiamenti e c’è molta ricerca in atto», ma le aziende – ancora una volta – non possono fare tutto questo da sole, devono collaborare come filiera e come Paesi.

Le norme

Dunque lo sviluppo di queste e di altre nuove tecnologie, e la prospettiva di vedere crescere il settore si legano alla capacità delle parti che lo compongono di fare fronte comune, «è cruciale avere dei progetti di cooperazione, in cui tutte le parti – dalla ricerca all’impresa fino ai suoi fornitori – lavorino insieme» prosegue Westenbroek. «Abbiamo bisogno però anche di creare un ambiente normativo favorevole».

Questo consentirà inoltre di portare avanti azioni di lobbying, «dobbiamo capire come avere le risorse – anche finanziarie – per poter attuare il cambiamento e assicurarci che la nostra volontà di cambiamento sia nota alla politica, affinché possa dare il proprio sostegno al settore». Un’industria per essere riconosciuta, sostenuta e aiutata nel proprio percorso di crescita deve innanzitutto dare prova di essere attiva e vivace, «dobbiamo dimostrare che il nostro settore si sta muovendo, solo così crederanno in noi. Questo è ciò che in Cepi vogliamo fare: raccontare all’esterno ciò che questa industria e capace di fare e che sta facendo».

Ancora una volta, Westenbroek ribadisce l’importanza della collaborazione interna e intrasettoriale «dobbiamo lavorare a piattaforme tecnologiche comuni, per giungere a una migliorata definizione delle nostre richieste, capire se e come questi cambiamenti che noi tanto auspichiamo possano essere effettivamente realizzati nelle nostre aziende e imparare a sfruttare le informazioni che raccogliamo dalla nostra attività. Per esempio, attraverso le sessioni toolkit che organizziamo su diversi argomenti, avviamo collaborazioni anche con altri settori» come accaduto con il comparto delle pompe di calore, con il quale l’associazione europea ha dato il via a collaborazioni strategiche attualmente in atto.

«Dobbiamo discutere insieme, per avere soluzioni che possano essere standardizzate, in modo che ci sia un migliore adattamento al resto del settore, rendendo le soluzioni stesse meno costose e garantendo già un risparmio energetico nel prossimo futuro. Bisogna lavorare insieme anche sull’implementazione degli sforzi tecnologici, pensando per esempio a come ripensare e riprogettare una macchina da carta in grado di implementare queste innovazioni, e ovviamente lavorare insieme sui programmi di formazione».

Lavori in corso

In definitiva si tratta di condividere lungo la filiera necessità e sapere reciproci per arrivare davvero a soluzioni profittevoli. «Solo condividendo le informazioni possono nascere soluzioni che si possono davvero usare» prosegue la manager di Cepi, sottolineando come un’azione congiunta possa condurre anche a ottenere attenzione dalla politica con normative e procedure di certificazione molto più rapide.

Westenbroek ricorda in ultimo un programma attuato da Cepi in tutta Europa da qualche anno, “Reinvest 2050” https://reinvest2050.eu/. Vi sono coinvolte diverse le aziende del settore pulp and paper – con alcuni esempi provenienti anche dall’Italia – che hanno investito in soluzioni sostenibili. Con “Reinvest 2050” l’industria della carta dimostra quali investimenti vengano fatti nel settore per ridurre continuamente le emissioni e mitigare i cambiamenti climatici. Ogni due anni i casi di studio più interessanti, che mostrano gli sforzi delle aziende per migliorare la propria efficienza energetica e passare alle fonti di energia rinnovabile, sono condivisi nel settore e con le istituzioni europee.

Ciò che Cepi auspica, conclude Westenbroek, è che le persone lavorino insieme, «vogliamo favorire l’innovazione e tutto ciò che di buono l’industria cartaria sta già facendo».