Dal primo giugno 2014 Marco Mensink è il nuovo direttore generale di Cepi, un uomo che ha dedicato il suo entusiasmo professionale al settore europeo della carta e della cellulosa.
«Sono venuto a Bruxelles per lavorare in Cepi otto anni fa. Il ruolo di Direttore Generale in Cepi è una delle posizioni più affascinanti e interessanti che si possa ricoprire. Ha a che fare con i contenuti, il settore, le questioni reali, la politica, l’ambiente, Bruxelles e la necessità di mantenere la competitività del settore in Europa. Si tratta di una professione in cui si viene assunti per essere curiosi, esplorare e risolvere anticipatamente i problemi.»
Ex-vice Direttore Generale di Cepi a Bruxelles, con il compito di supportare la DG Cepi nella gestione di una squadra di 20 collaboratori, autore del volume Cepi 2050 Roadmap, coordinatore del partenariato pubblico-privato delle imprese biotecnologiche, iniziatore del progetto Cepi denominato Two Team Project ed esperto in materia di scambio di quote di emissioni, fonti energetiche rinnovabili e legislazione energetica. Marco Mensink ha dedicato il suo entusiasmo professionale al settore europeo della carta e della cellulosa.
Come definirebbe il momento attuale che il settore cartario sta attraversando e quale sarebbe il suo approccio in qualità di direttore di Cepi?
«Il settore opera in un mondo in constante cambiamento. Il nostro settore è esso stesso nel bel mezzo di una completa trasformazione ed è oggi profondamente diverso rispetto al passato. Da un lato, si assiste al declino dei mercati della carta grafica. Inoltre, il comparto dell’imballaggio è in crescita, come pure il settore igiene. Accanto alle imprese che chiudono, alle ristrutturazioni e ai processi di consolidamento si registrano investimenti e crescita in altre aree. Vengono inventati nuovi prodotti. E sono in vista nuove innovazioni. Le nostre imprese iniziano a fare attività di branding per farsi conoscere, a instaurare relazioni con clienti chiave che non avevamo visto prima. La bioeconomia è un percorso possibile per il futuro. In breve – è un momento molto eccitante. Cepi intende sostenere il settore in queste trasformazioni indicando un percorso possibile da seguire, come abbiamo fatto con il progetto Two Team e la Cepi 2050 Roadmap. E individuando gli aspetti positivi anche nell’ambito di un contesto più negativo. Puntando sull’innovazione. E operando come il miglior gruppo di advocacy a Bruxelles che il settore possa avere, portando reale valore aggiunto. Abbiamo bisogno del clima di investimenti dell’Europa per migliorare – e da questo punto di vista il team Cepi farà tutto ciò che è in suo potere per sostenere il settore.»
Tra il 2006 e il 2010 ha ricoperto il ruolo di responsabile dell’energia e dell’ambiente in Cepi: energia e ambiente sono correlati ed è possibile portare avanti progetti che tengono in considerazione entrambi gli aspetti?
«Energia e ambiente sono due aspetti che caratterizzano la competitività in Europa e la competitività nel nostro settore. L’Europa ha un elevato fardello normativo e costi dell’energia troppo alti. Negli ultimi anni abbiamo lavorato sodo per convincere i decisori politici a individuare soluzioni in grado di far fronte alle sfide ambientali e climatiche che il nostro mondo si trova ad affrontare. Al tempo stesso, tuttavia, occorre trovare soluzioni mirate e che siano in grado di mantenere il settore competitivo. Vi è una sempre maggiore integrazione tra le questioni da risolvere, oggigiorno è difficile ragionare per compartimenti stagni. La politica energetica, per esempio, presenta aspetti economici, climatici, ambientali e sanitari da considerare tutti allo stesso momento.»
In quali aree delle attività attuali di Cepi intende concentrarsi e quali saranno i primi passi da compiere?
«Il Consiglio di Amministrazione di Cepi ha recentemente approvato la cosiddetta proposta Cepi relativa a una nuova struttura organizzativa che permetta a Cepi di essere ben attrezzata per far fronte alle sfide del futuro. Il punto focale di questa proposta consiste nel concentrarsi il più possibile sulle attività di Cepi. Abbiamo ha un team fantastico. L’ambiente in cui operiamo cambia ogni giorno. Cepi è forte e deve rimanere forte e diventare sempre più influente. Saremo ancora più concentrati che in passato e impiegheremo tutto il nostro potere per portare avanti con successo la nostra attività di lobbying a Bruxelles. Con argomenti e convinzione.»
Qual è il ruolo di Cepi a Bruxelles tra le associazioni industriali? Per esempio, che relazioni esistono tra i settori ad alta intensità di energia? E intende instaurare altre relazioni, e in quale direzione?
«Negli ultimi anni Cepi ha acquisito maggiore influenza a Bruxelles. Siamo conosciuti. Ma siamo un settore relativamente piccolo nell’ambito del più grande paesaggio europeo. Le alleanze costituiscono la risposta chiave a questo problema. Cepi è uno dei principali settori dell’Alleanza delle industrie ad alta intensità energetica. Collaboriamo a stretto contatto con il settore dell’acciaio, del cemento, delle sostanze chimiche, dei metalli, ecc. È fondamentale per far ascoltare la nostra voce su tutte le questioni che riguardano l’energia. Ma abbiamo stretto anche altre alleanze. Facciamo parte, per esempio, dell’Alleanza delle industrie europee competitive (ACEI), che riunisce le principali associazioni industriali a Bruxelles.»
Come si aspetta il nuovo parlamento che sarà formato con le elezioni europee e quali attività intende mettere in campo Cepi in vista dell’elezione del nuovo Parlamento dell’UE?
«Il nuovo parlamento sarà diverso rispetto al passato. I partiti di centro avranno meno rappresentanza, mentre i partiti di destra e sinistra usciranno rafforzati. Potremmo assistere a una grande coalizione tra i conservatori e i social democratici in seno al parlamento. Tutti i raggruppamenti in parlamento esprimono voci nazionali molto diverse. Cepi intende stringere contatti con i nuovi europarlamentari non appena si insedieranno. Le associazioni nazionali, che fanno parte di Cepi e rappresentano le colonne portanti a sostegno del nostro lavoro, stanno già svolgendo un ruolo attivo nei dibattiti nazionali con i nuovi candidati. È importante essere ascoltati e spiegare chi siamo e cosa facciamo. Non possiamo pretendere che gli altri comprendano o conoscano il nostro settore sin dall’inizio. Spiegare l’impatto che possono avere su di noi le proposte di legge rappresenta un fattore chiave del nostro lavoro. Abbiamo una storia bella e proattiva da raccontare, relativa alla bioeconomia, ai posti di lavoro che generiamo per l’Europa, al nostro ruolo nella società del riciclo. La nuova generazione di legislatori dovrà concentrarsi primariamente sul problema degli altissimi livelli di disoccupazione che ancora affliggono l’Europa dalla crisi. L’unica soluzione è rendere l’Europa più competitiva rispetto al resto del mondo. La vera soluzione per l’occupazione e la crescita è l’industria. E soprattutto un’industria che esporti beni reali.»