Sostenibilità

Decarbonizzazione, un programma per il clima

Individuare le azioni da compiere per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici e ridurre l’impatto che le proprie attività hanno sul pianeta, preparandosi a un futuro diverso ma possibile. Un noto fornitore ha approntato il proprio percorso verso la decarbonizzazione. E la parola d’ordine è: filiera.

Nell’ambito delle iniziative di contrasto ai cambiamenti climatici che i diversi Paesi stanno mettendo in campo, anche a livello globale, ci sono azioni concrete che l’industria può e deve perseguire. Valmet è tra le realtà che si stanno già muovendo in questo senso. L’azienda si è data target interni molto precisi e ha stilato un dettagliato e ambizioso programma per il clima, volto alla riduzione delle proprie emissioni di CO2.

Visione d’insieme

Lanciato nel marzo del 2021 il nuovo programma per il clima di Valmet si intitola “Forward to a carbon neutral future” ed è stato stilato in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e con l’Accordo di Parigi – stipulato durante la Cop 21 del 2015 – che si sono prefissi di contenere l’aumento della temperatura globale a un massimo di 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali.

Nel corso dell’ultimo decennio l’approccio al tema della sostenibilità è fortemente cambiato, «si è assistito allo sviluppo di un concetto di sostenibilità culturale che è passata dal considerare la sicurezza nelle operazioni fino alla gestione ambientale all’interno delle attività operative» afferma Laura Puustjärvi, head of Sustainability di Valmet che ha presentato il programma della multinazionale finlandese al Congresso Aticelca 2022. «Un concetto che si è evoluto e oggi si parla di sostenibilità come approccio olistico che copre tutti i diversi aspetti dalla catena del valore delle imprese, non più soltanto le attività operative dell’azienda ma anche come queste attività e persino le catene di fornitura sono gestite. E ancora come sono affrontati gli eventuali aspetti negativi che, dal punto di vista sociale e ambientale, vengono a crearsi nella realizzazione dei servizi, dei prodotti e di qualunque cosa si fornisca».

Nell’ambito di questo più generale approccio, l’obiettivo è permettere il conseguimento di un processo di produzione della carta che sia totalmente decarbonizzato.

Una transizione studiata

«Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale hanno un impatto fortissimo sulle attività operative delle aziende e su come le stesse fanno business» prosegue Puustjärvi. «Puntano a introdurre il controllo dell’impronta del carbonio, trasformando quindi produzione e cicli produttivi molto rapidamente, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili, aumentando l’efficientamento energetico e spingendosi sempre di più verso fonti energetiche “CO2 free”. Nella nostra azienda riteniamo che la tecnologia sia fondamentale in questa fase di transizione». Il programma sul clima “Forward to a carbon neutral future” ha quindi lo scopo di spingere la transizione verde non solo nelle attività operative interne ma anche presso collaboratori e fornitori – sono oltre 20 mila in più di 50 Paesi nel mondo – e aziende clienti.

L’approccio adottato è di tipo scientifico. L’intero programma, spiega la responsabile, è fondato su dati e analisi dati, con target validati anche da enti indipendenti che mirano a ridurre le emissioni lungo tutta la catena di fornitura. L’elemento fondamentale, però, è il raggiungimento della riduzione delle emissioni di CO2 senza il ricorso alla compensazione.

Carbon neutral: esigenza di mercato e normativa

Ci si muove sul filo sottile che separa rischio e opportunità. L’esigenza di rispettare target di sostenibilità ambientale e di transizione verde rappresenta per il settore cartario sia una sfida che una grande opportunità di business.

I driver principali della transizione verde provengono da diversi fronti. Innanzitutto i portatori di interesse ovvero la comunità finanziaria, le banche, gli investitori e gli analisti che stanno facendo pressione affinché le aziende possano presentare la propria storia ESG (environmental, social and governance). Target climatici e di riduzione delle emissioni di CO2 sono sempre più presenti anche negli accordi che si stipulano con le banche, «stanno davvero diventando la norma» dice Puustjärvi «e consentono di ottenere margini migliori».

Non solo, anche i consumatori esigono prodotti che abbiano un’impronta ambientale ridotta, «richiedono prodotti carbon neutral e noi in questo settore siamo pronti a dare loro quello che vogliono». Diverse ricerche di mercano mostrano come i consumatori, soprattutto nel nord Europa, siano disposti persino ad accettare maggiorazioni di costo per avere questo tipo di prodotti, di conseguenza «anche i nostri diretti clienti nei Paesi nordici sono disponibili a pagare un po’ di più per assicurarsi da noi che le tecnologie che gli forniamo siano davvero carbon neutral. Abbiamo clienti che non comprano nulla che utilizzi energie fossili». Una transizione cominciata negli ultimi anni.

Ma i driver sono anche il prezzo della tonnellata di CO2: «quando arriva vicino ai 100 euro per tonnellata, ridurre la dipendenza dal combustibile fossile diventa opportuno».

Anche dal punto di vista normativo si stanno articolando principi e raccomandazioni più strutturate che sono orientate alla sostenibilità delle aziende e che ora diventano dei regolamenti nazionali a cui ottemperare. «L’Europa è molto unita nell’affrontare il problema del cambiamento climatico e del riscaldamento ambientale» ricorda Puustjärvi. «In Finlandia abbiamo l’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2035, in Svezia c’è un target simile, l’Unione Europea in generale ha il target di diventare carbon neutral entro il 2050. L’Italia pianifica di ridurre le emissioni di CO2 del 33% entro 2030 con 80 miliardi di euro di fondi dell’Unione Europea per supportare questa transizione». Dunque un processo in corso praticamente in tutti i Paesi europei.

Le aziende devono capire cosa fare per poter operare concretamente questa transizione e fare la loro parte.

Obiettivi concreti e soluzioni possibili

Il programma climatico “Forward to a carbon neutral future” che Valmet si è data fissa obiettivi per l’intera sua catena del valore, incluse le sue operazioni e attività, la catena di approvvigionamento e la fase di utilizzo delle proprie tecnologie. L’intenzione è di raggiungere una riduzione dell’80% delle emissioni di CO2 nelle proprie attività e del 20% nella catena di approvvigionamento entro il 2030, rispetto ai valori di riferimento che sono quelli dell’anno 2019. Nell’utilizzo delle proprie tecnologie, l’azienda punta al raggiungimento di un ulteriore taglio del 20% dei consumi energetici rispetto all’attuale portafoglio tecnologico.

«Valutiamo ogni aspetto, da produzione e trasporto dei componenti che utilizziamo a come li lavoriamo e, ancora, al modo con cui li trasportiamo nuovamente verso i nostri clienti, fino a come questi usano le nostre soluzioni». È stato calcolato, spiega la responsabile, che circa il 95% dell’intera impronta della catena di valore sia prodotto proprio nella fase di utilizzo delle tecnologie, per tale ragione diventa fondamentale continuare a investire in ricerca e sviluppo, «ed è quello che stiamo facendo» dice. Nel 2021 Valmet ha investito 98 milioni di euro in R&S, per realizzare nuovi prodotti e tecnologie, per sviluppare l’offerta esistente affinché possa diventare più efficiente in termini di consumo di energia e di acqua, e per ridurre la propria impronta di carbonio. L’azienda ha lanciato anche “Beyond Circularity”, un nuovo programma che investe ulteriori 40 milioni di euro per la transizione verde e la riduzione dell’impronta ambientale. «Ciò che vogliamo fare è creare un ecosistema, stringendo partnership che permettano questa transizione per tutta l’industria e per tutto il settore». L’obiettivo finale, aggiunge, è consentire processi di produzione di carta e cartone che siano al 100% carbon neutral entro il 2030, «sviluppando nuove tecnologie ma anche facendo affidamento su quelle che già abbiamo e sulle quali stiamo lavorando proprio per permettere questo cambiamento a partire da oggi».

Intervenire sulla catena del valore

Oltre a rendere più efficienti le parti del processo cartario più impattanti – in primis la sezione asciugatura che, ricorda Puustjärvi, rappresenta la parte più energivora di tutto il ciclo di produzione della carta, assorbendo circa l’83% della richiesta energetica complessiva –, Valmet ha studiato soluzioni per tutta la catena produttiva.

«Vogliamo ridurre le emissioni nella nostra catena di fornitura del 20% utilizzando acciaio riciclato al posto dell’acciaio primario che determina il 90% in più di impatto di CO2 rispetto al riciclato».

Inoltre, prosegue, «tra i 20mila fornitori a cui ci rivolgiamo, abbiamo anche identificato i “top fifty” che sono i principali fornitori e abbiamo calcolato le emissioni della catena del valore degli ultimi 10 anni. Impegnando questi fornitori a ridurre le proprie emissioni, anche noi saremo in grado di ridurre ulteriormente il nostro impatto».

Lo stesso è stato fatto sul fronte logistica. «Anche nel segmento dei trasporti stiamo consolidando e pianificando meglio la nostra quota di spesa verso fornitori che già oggi ci forniscono trasporti “low carbon”, utilizzando per esempio flotte che ricorrono a fonti rinnovabili.

Abbiamo in progetto anche di efficientare ulteriormente l’energia nelle nostre sedi, sostituendo nelle nostre operazioni le fonti fossili con energie rinnovabili, per ridurre così le emissioni dell’80% entro il 2030. Infine ci curiamo anche di come le persone si recano sul posto di lavoro quotidianamente, se usano macchine ibride, il trasporto pubblico oppure auto elettriche; siamo in grado di supportare i nostri dipendenti perché anche loro possono ridurre le proprie emissioni mentre si recano al lavoro».

Nessuno sa come sarà il mondo in termini energetici nel 2030, come avverrà la transizione verde e quali saranno in futuro le soluzioni disponibili, «per questa ragione» conclude Puustjärvi «dobbiamo tenere sotto controllo la situazione e capire come muoverci».