Esiste una relazione tra investimenti in formazione e rendimento produttivo di un’impresa: l’azienda che investe in formazione e capitale umano ha più probabilità di sviluppo. È quanto emerso dal sondaggio «I costi della non formazione», realizzato da FondItalia, Fondo Paritetico per la Formazione Continua, in collaborazione con ExpoTraining, la fiera nazionale della formazione, ed ExpoLavoro & Sicurezza. I risultati del sondaggio sono stati presentati a Milano, il 2 ottobre, in occasione dell’ExpoTraining. Il sondaggio, realizzato con metodo cawi (computer-assisted Web interviewing), ha coinvolto più di 400 persone, tra imprenditori e dipendenti.
Sarebbero ancora troppo cari i costi della formazione: lo dichiara il 64% degli imprenditori intervistati, mentre un 9% non ritiene necessaria la formazione dei dipendenti. La formazione, tuttavia, rappresenta una preziosa leva per contrastare la crisi per il 20% degli imprenditori.
Secondo il sondaggio, per il 68% esiste una stretta correlazione tra la mancata attività formativa e uno scarso rendimento produttivo dell’impresa, per coloro che ritengono che il «non fare formazione» può pesare sulla produttività di un’azienda, il maggior numero di intervistati, 36%, dichiara che l’impatto arriva a pesare tra il 10 e il 20%. Interessante rilevare l’alta percentuale, il 13%, che quantifica tale impatto ancora come più determinante, addirittura oltre il 50%.
Alla domanda chi può essere l’intermediario più adatto a facilitare il contatto delle aziende con i Fondi Interprofessionali, il 28% ha dichiarato gli stessi Fondi, ma il 31% individua nelle associazioni di impresa l’interlocutore più accreditato. Inoltre, è stato chiesto agli intervistati se fossero a conoscenza dell’attività svolta dai Fondi Interprofessionali in merito alla formazione dei lavoratori, il 79% ha dichiarato di conoscere le opportunità offerte dai Fondi, ma solo il 46% se ne avvale costantemente, mentre un 21% dichiara di non essere a conoscenza del ruolo dei Fondi a favore della formazione.
Il sondaggio è stato rivolto prevalentemente a imprenditori e ha avuto come obiettivo quello di contribuire a comprendere meglio l’atteggiamento delle PMI italiane sulla formazione continua e la percezione che si essa hanno gli imprenditori. Ma anche di sensibilizzare, media, opinione pubblica, imprenditori sull’importanza della formazione continua come fattore di sviluppo delle imprese italiane, rilevando la potenziale ricaduta negativa per le imprese, a partire dai costi, di una non adeguata formazione o addirittura di una ‘non formazione’.
«Da questi dati si percepisce l’utilità della formazione come leva strategica per contrastare la crisi economica. Tuttavia questa percezione è ostacolata dall’eccessivo costo che spesso ha la formazione. Da qui l’importanza del ruolo dei fondi e di tutti quegli strumenti atti a favorirne l’accesso» ha dichiarato Egidio Sangue, Vice Presidente Fonditalia.
«Nonostante la riconosciuta importanza della formazione e l’affermarsi di una crescente consapevolezza della sua rilevanza, sono molte le imprese che continuano a mostrare un atteggiamento passivo rispetto all’attivarsi della formazione – ha dichiarato Francesco Franco, Presidente di FondItalia, che è intervenuto come relatore alla presentazione dei dati. Anche l’adesione a un Fondo e un più facile accesso ai finanziamenti per la sua realizzazione non comporta sempre l’auspicabile variazione di atteggiamento da parte dei datori di lavoro. Eppure – continua il Presidente Franco – il XIV Rapporto sulla Formazione Continua a cura di Isfol ne sottolinea il potere: le imprese che hanno meglio reagito alla crisi sono state quelle che hanno mostrato capacità di innovare e al tempo stesso di investire in formazione, specialmente quella in grado di rappresentare un supporto ai processi di innovazione e di internazionalizzazione dei mercati».