Forte del valore dei propri prodotti, del livello delle proprie tecnologie e della capacità della propria filiera, il settore cartario italiano si conferma tra le eccellenze europee. Si scontra però con le difficoltà del momento e chiede, per superarle, interventi strutturali e politiche unitarie e condivise.
Con un tasso di riciclo del 85% la filiera italiana a cui il comparto cartario appartiene si riconferma un’eccellenza europea. L’Italia è, non a caso, il secondo Paese in Europa per produzione di carta e cartone, e per utilizzo di carta da riciclare; davanti a noi c’è solo la Germania (Figura 1).
Nel 2021 la produzione nazionale di carte e cartoni ha superato i 9,6 milioni di tonnellate, in crescita del 12,5% rispetto all’anno precedente, mentre il fatturato si è attestato su 8,18 miliardi di euro con un +28,6% sul 2020, il valore più elevato in assoluto. Inoltre è stato calcolato che ogni minuto il comparto cartario italiano ricicli 12 tonnellate di carta e nel 2021 ne sono stati riciclati 6 milioni, 800 mila tonnellate in più rispetto al 2020 (Figura 2).
Una filiera di valore, quindi, che per di più, rappresenta l’1,4% del PIL. Questi sono i numeri grazie ai quali Lorenzo Poli, presidente di Assocarta, al convegno inaugurale di Miac 2022, ha potuto esordire sottolineando l’immagine forte del settore, quella appunto «del secondo produttore europeo di carta». L’industria cartaria «è un bene nazionale» sostiene «che deve essere difeso proprio perché è una delle colonne portanti del sistema industriale e produttivo italiano».
Chi scende e chi sale
I dati di Assocarta dicono che il buon andamento del settore nel 2021 (Figura 3) è stato trainato principalmente dal comparto dell’imballaggio (+14,7%) e, in particolare, delle carte e cartoni destinati alla produzione di cartone ondulato (+17%), cresciute grazie allo sviluppo del commercio online ma anche alle nuove capacità che tra 2020 e 2021 sono entrate in attività. Un andamento positivo che si è confermato anche nel primo trimestre del 2022 (+4,5%), poi sensibilmente ridottosi in estate, con un -5,9% sui volumi registrato a luglio rispetto allo stesso periodo del 2021. Questa frenata ha portato il dato dei primi sette mesi dell’anno a una crescita modesta del settore, pari allo 0,3%. La produzione di carte e cartoni per imballaggio ha continuato però a guidare le dinamiche positive del settore, pur scendendo nel mese di luglio del 4%, mentre le carte e cartoni per cartone ondulato sono diminuite del 7,5%.
Le carte per usi grafici con il loro +21,4% nel 2021 avevano fatto registrare un recupero, per quanto parziale considerando il -26,5% del 2020 sull’anno precedente e dovuto in parte all’effetto lockdown e in parte alla riconversione, a fine 2019, di un importante impianto destinato alla produzione di carte e cartoni per cartone ondulato. Nella prima parte del 2022 segnano invece una riduzione del 9,9%.
Nel 2021 il segno più ha interessato anche le altre specialità, con una crescita del 13,5% in ampia ripresa sui dati dei dodici mesi precedenti; per poi tornate con il segno meno nel 2022 con un calo del 17,4%.
E se la controtendenza nel 2021 si è registrata nella produzione di carte per usi igienico-sanitari, che aveva segnato un -3,6%, venendo però da un 2020 dove era cresciuto del 3,3%; il 2022 conferma un tissue in calo con un altro -3,6%.
Servono interventi strutturali
Numeri a parte, come risaputo il periodo è decisamente complicato e, sostiene Poli, è il momento in cui vanno prese decisioni importanti. Il Governo e il Parlamento nei mesi scorsi hanno approvato misure di emergenza, in attesa che si realizzino interventi più strutturali, e hanno fornito alle aziende energivore gli strumenti per affrontare la competizione internazionale – dalla riduzione degli oneri di sistema elettrici e gas ai crediti di imposta riconosciuti a parziale compensazione degli oneri sostenuti per l’acquisto di gas e per la componente elettrica –, nonostante le evidenti difficoltà dovute agli aumenti esponenziali dei costi energetici. Ora però occorre fare di più. «Adesso auspichiamo che dal Governo appena insediato ma, soprattutto, dall’Europa siano posti in essere cambiamenti strutturali, perché non si può andare avanti in emergenza». L’emergenza, dice Poli, si sta trasformando in una nuova realtà e occorre trovare un altrettanto nuovo equilibrio. Per fare questo servono strumenti strutturali che siano interni al Paese ma conformi all’Europa.
Senza dubbio poi «sono necessarie misure a livello europeo per ridurre i costi energetici ed evitare che un singolo Paese, come la Germania, adotti interventi a livello nazionale o introduca un cap a livello di singolo Stato, che modificano la competitività in Europa e minano la stessa Europa sotto il profilo economico e politico». Ambigue posizioni concorrenziali interne all’Unione sono situazioni che non possiamo permetterci, piuttosto occorre una forma di competizione compatta e di unità dell’Europa.
Il distretto della Lucchesia
La situazione che il settore sta vivendo a livello nazionale si rispecchia, in una dimensione inferiore ma parallela, sul principale distretto cartario d’Italia, quello di Lucca. Ne ha parlato, sempre all’apertura della fiera, Tiziano Pieretti, presidente della sezione Carta e cartotecnica di Confindustria Toscana Nord e vicepresidente di Assocarta. Quelli del distretto cartario sono dati importanti, ha ricordato. Si parla di un numero elevato di aziende e di addetti: 88 imprese che rappresentano la meccanica cartaria, accanto alle quali si contano centinaia di aziende – 243, stando ai dati aggiornati a settembre 2022 – del comparto carta e cartotecnica, che occupano 7.582 persone.
Il distretto rispecchia il settore nel suo insieme sia come conformazione sia come andamento. «È caratterizzato da tre macro aree: la produzione di carta per uso igienico sanitario, quella di carta per il packaging e la meccanica. Il distretto rappresenta per il settore del packaging il 40% del volume nazionale, mentre per quanto riguarda il comparto tissue arriva a rappresentare il 60%».
Anche nei numeri che ne delineano l’andamento economico vi è un allineamento con il settore nel suo complesso. «I primi sei mesi dell’anno nel distretto abbiamo registrato un +1,1% di produzione di carta e un +5% per il comparto delle macchine». Nel ciclo economico dell’ultimo anno e mezzo circa, è il comparto del packaging ad avere avuto un’accelerazione particolarmente elevata, legata in particolare al fatto che molti prodotti – non solo del settore cartario – si siano completamente convertiti al riciclo.
Al momento, ricorda ancora Pieretti, «il 30% della carta prodotta viene esportata» soprattutto – dicono i dati del 2021 – in Europa, con la Francia come primo mercato al 22%, «mentre della meccanica viene esportato il 65%, anche se annoveriamo al nostro interno aziende che esportano addirittura al 90% della propria produzione», in questo caso i mercati di riferimento sono Europa (52%), America (27%), Asia (13%), Africa (5%) con gli Stati Uniti come primo Paese di destinazione che importa il 17% della produzione di meccanica cartaria del distretto.
Insicurezza energetica e valore tecnologico
Di allineamento si parla anche in termini di problematiche. «Il distretto cartario di Lucca non sfugge, naturalmente, ai gravi problemi che stanno affliggendo il settore a livello italiano» spiega Pieretti. «Attualmente quello dell’energia è il problema di gran lunga più serio che stiamo affrontando, un problema grave per i suoi potenziali effetti anche a medio termine. Perdere competitività e quote di mercato rispetto ai nostri concorrenti esteri significa imboccare una strada che difficilmente potrebbe essere reversibile anche quando, in un tempo che speriamo non sia troppo lontano, la situazione si sarà normalizzata. L’aggravio sui prezzi non può superare un certo livello: se accadrà questo, per gli acquirenti diventerà conveniente ricorrere a forniture provenienti da Paesi che fino a ieri erano impensabili, data l’incidenza dei costi di trasporto. Sono equilibri complessi che incidono su flussi commerciali importanti».
L’energia rimane comunque il problema principale del settore. «Il forte impatto dei costi energetici sull’economia italiana sta minando, alla base, anche l’economia circolare, oltre che aprire il mercato domestico al dumping ambientale con l’arrivo sul territorio europeo e italiano di prodotti cartari che costano meno a livello energetico ma soprattutto ambientale» ha aggiunto Poli. Non solo «alcuni impianti cartari, in questo momento, sono fermi e altri stanno considerando di farlo a motivo del caro energia. Ma tale situazione, oltre che fermare la produzione, porterebbe anche al collasso della gestione della raccolta della carta che, non potendo più essere utilizzata in cartiera, richiederà ulteriori costi per la sua gestione e stoccaggio. Una situazione di emergenza rilevata anche dal primo riciclatore di cartaceo in Europa, la Germania, che potrebbe impattare sul nostro sistema industriale e sociale richiedendo un intervento immediato delle autorità competenti».
L’energia è sempre stato un problema per le cartiere, un fattore chiave e uno dei costi principali, «per tale ragione» ha proseguito Poli «abbiamo sempre coltivato il risparmio energetico e l’evoluzione tecnologica». Quella della carta, dice, non è solo un’industria “energy intensive” ma anche “energy extensive”, che fonda da sempre la propria competitività sull’evoluzione tecnologica. «Su questo» dice il presidente di Assocarta «ci dobbiamo concentrare». La politica energetica italiana ha finito sempre per sacrificare le imprese italiane nella competizione con le altre nazioni europee e questa condizione ha spinto l’industria del Paese a sviluppare prima e meglio di altri tecnologie per l’efficientamento e il risparmio energetici; un esempio su tutti è la cogenerazione.
La competizione quindi, anche quella extra-europea, che può fare temere le imprese italiane è una mera questione di costi dell’energia.
Occorrono misure strutturali. In questo il settore ha lavorato a stretto contatto con la politica anche per la strutturazione di strumenti, come l’“electricity release” e il “gas release”.
Le risorse non sfruttate
L’industria intanto non resta ferma. «I settori energivori, come quello cartario, stanno adottando delle strategie per affrontare i temi della decarbonizzazione e dei costi energetici, spingendo sugli investimenti e utilizzo di biometano e bioliquidi. Ma stiamo puntando anche sull’elettricità verde e sulle Comunità Energetiche Industriali» ha aggiunto il presidente di Assocarta. È necessario supportare investimenti tecnologici che porteranno all’utilizzazione di idrogeno e di tutte le tecnologie che guardano avanti, ma si dovrebbe anche creare un canale preferenziale per i sistemi che portano alla termovalorizzazione degli scarti di produzione, così come già avviene nel resto d’Europa. Secondo i dati Assocarta, l’utilizzo termico dello scarto pulper prodotto in Italia consentirebbe di quasi dimezzare il consumo di metano per le cartiere del comparto, rendendo il settore ancora più competitivo.
«Il processo che le amministrazioni nazionali, regionali e locali dovrebbero fare è semplicemente un accertamento del rispetto delle norme nella realizzazione degli impianti» ha aggiunto Pieretti. «Gli imprenditori non hanno mai proposto un impianto che non rispettasse le norme. La preclusione di certe tecnologie, già applicate in Europa, non aiuta, soprattutto in un momento in cui fare è diventato estremamente importante e urgente».
È essenziale poter avere più soluzioni per la produzione di fonti alternative di energia, realizzate con le migliori tecnologie già disponibili, e poter applicare le migliori tecniche di pirolisi, di gassificazione, di trasformazione al syngas. Ci sono infinità di tecnologie, ma che su una parte di queste sia dato un diniego aprioristico non aiuta.
Inoltre occorre intervenire sulle autorizzazioni per gli impianti per le energie rinnovabili che sono ancora lunghe e faticose da espletare, così come puntare alla realizzazione di comunità energetiche. «Un provvedimento a costo zero» dice in ultimo Pieretti «che porterebbe benefici significativi».