La decarbonizzazione è un processo necessario e improrogabile. Deve essere attuata, però, in modo che garantisca la competitività delle imprese italiane e tariffe di gas ed energia elettrica in linea con quelle dei competitor europei ed extra europei. Le soluzioni ad oggi sono l’energy release e il ricorso a fonti di energia rinnovabile come il biometano.
Con un fatturato complessivo di 8,16 miliardi di euro, una produzione di 7,5 milioni di tonnellate, 119 imprese e 19mila addetti – dati 2023 – l’industria cartaria italiana è il secondo produttore di carta europeo. Detiene il 10,1% del mercato continente, che produce un totale di 73,9 milioni di tonnellate di carte e cartoni, ed è seconda solo alla Germania con il suo 25,2% (Figura 1).
Oltre a ricoprire un posto di assoluto riguardo in Europa, quello cartario nazionale è anche tra i settori che meglio sanno attuare una fattiva sostenibilità. I temi della decarbonizzazione e della transizione energetica gli sono propri, perché negli anni ha saputo – e dovuto – diventare un settore estremamente virtuoso sotto il profilo dell’economia circolare, raggiungendo così risultati di alto livello. Ad oggi esprime un aumento nell’uso di materia prima riciclata, che rappresenta circa il 70% della fibra utilizzata, ponendosi così al secondo posto in Europa come utilizzatore di carta da riciclare, mentre ha superato ampiamente l’obiettivo europeo dell’85% di riciclo nel comparto dell’imballaggio. Ma quello della carta in Italia è anche un settore che auto produce l’energia che consuma con la cogenerazione ad alto rendimento. Tuttavia, subisce l’aumento dei costi dell’energia che ostacolano e frenano la sua competitività. Una situazione che, da questo punto di vista, non accenna a migliorare.
I numeri della carta
I numeri del settore – rilevati da Assocarta – parlano di una produzione nazionale di carta e cartone in ripresa del 7% nei primi sette mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023, per quanto con volumi che sono molto al di sotto di quelli rilevati dal 2018 (Figura 2).
A livello di comparto, migliorano tutte le categorie: le carte e cartoni per packaging segnano un +2,8%, le carte per usi igienico-sanitari aumentano del 7%, mentre le carte per usi grafici portano a casa un +26,2% – i volumi di queste ultime però restano molto al di sotto di quelli dello stesso periodo degli anni precedenti – infine la categoria delle altre specialità aumenta in maniera contenuta del 4% (Figura 3).
La ripresa della prima parte dell’anno, comunque, è determinata da un parziale recupero della domanda interna, che segna un +5,4%, sempre nel primo semestre.
Nello stesso periodo crescono del 10,3% anche le importazioni e del 18,1% le esportazioni, mentre a ridursi è il fatturato: i primi sei mesi del 2024 segnano una diminuzione dell’1,8% sul 2023 (Figura 4). La carta da riciclare raggiunge un tasso di raccolta record del 75,4% nel 2023, con un aumento del 48,3% anche nelle esportazioni.
Numeri che disegnano i contorni di un settore sano che, tuttavia, sta rallentando e la causa è – ancora una volta – il costo dell’energia. A dirlo con forza ed estrema consapevolezza è Lorenzo Poli, presidente di Assocarta. «Siamo un settore che ha bisogno di tanta energia per svolgere la propria attività manifatturiera» afferma Poli, intervenendo alla conferenza inaugurale di Miac 2024, «un settore che, però, ha costi più alti delle nazioni limitrofe europee».
Il problema sono gli aumenti determinati da situazioni contingenti che, però, non sono mai più rientrati. Dopo il periodo pandemico, l’Italia si è ritrovata in una situazione di più ampio divario per i costi di gas ed energia elettrica rispetto a Germania, Francia e Spagna. «E purtroppo le nostre statistiche, da un anno a questa parte, stanno mostrando sempre lo stesso tracciamento, che continua ad aumentare mese dopo mese». Quello della carta si dimostra ancora un buon mercato, per quanto non sia in una fase brillante e i consumi restino deboli, dice Poli. E spiega come la carta, anche grazie alle caratteristiche di sostenibilità e circolarità che la contraddistinguono, si stia sviluppando sotto diversi aspetti, dal packaging alla comunicazione. Tuttavia, le statistiche parlano di un tonnellaggio che continua a diminuire mentre l’importazione è in progressivo aumento. «Le statistiche delle associazioni di categoria tedesca, francese, spagnola mostrano invece esattamente il contrario, con esportazioni che continuano ad aumentare, mentre produzione e importazioni sono sotto controllo». La situazione della competitività del settore, dice il presidente di Assocarta, è estremamente complicata. «Oggi abbiamo bisogno di un’azione rapida per uscire da questa situazione che ci sta mettendo davvero in difficoltà. Dobbiamo pareggiare velocemente le attenzioni che gli Stati limitrofi, ed extra UE, prestano alle bollette di gas ed elettricità delle rispettive industrie energivore per rimanere competitivi».
Occorre una politica industriale
Per colmare il divario che, nell’ambito dei costi energetici, separa sempre di più l’Italia dagli altri Paesi europei occorre una politica industriale per la decarbonizzazione. Il settore cartario consuma attualmente 2,5 miliardi di metri cubi di gas (dati 2023), producendo l’80% del proprio fabbisogno energetico tramite cogenerazione. Questo comporta un costo pari a oltre il 12% del fatturato (2023), a cui si aggiunge l’onere dell’ETS (emissions trading system), previsto in aumento nei prossimi anni.
È necessaria, dice ancora Poli, una pianificazione per porre in atto una decarbonizzazione competitiva nel settore cartario italiano, con misure che siano strettamente collegate ai consumi industriali.
Il settore cartario è un protagonista importante della manifattura italiana ed europea, e deve essere tutelato in maniera puntuale sulla crisi del momento, attraverso gli strumenti – essenziali per il settore – già a disposizione della politica, come la Gas release e l’Electricity release. Occorre lavorare affinché tali strumenti diventino strutturali e non più emergenziali.
Proprio per attuare al meglio questi aspetti, nel maggio 2024, Assocarta e GSE hanno stretto un accordo finalizzato a favorire la decarbonizzazione dell’intera filiera. L’intesa – come ha evidenziato anche Attilio Punzo, responsabile della Direzione riconoscimento incentivi e titoli di GSE www.gse.it, mira a fornire al settore strumenti utili per promuovere l’uso delle fonti di energia rinnovabile (FER), la condivisione dell’energia e il miglioramento dell’efficienza energetica nei processi produttivi. Sempre nell’ambito di questa sinergia con GSE, il 17 ottobre, presso la sede del gestore, è stato presentato in anteprima il progetto di decarbonizzazione del settore cartario, realizzato da Afry Consulting in collaborazione con Assocarta.
In quella occasione Assocarta ha espresso la propria ricetta per la decarbonizzazione, che si compone di tanti elementi:
● una energy release strutturale per stimolare gli investimenti verdi degli energivori, supportata da un’infrastruttura elettrica adeguata all’elettrificazione senza disparità territoriali;
● la promozione dell’uso efficiente del biometano nella cogenerazione, collegando la gestione del territorio e del bosco al recupero delle biomasse;
● la chiusura del processo del riciclo, recuperando energia dagli scarti prodotti dal processo produttivo della carta e riducendo così nel contempo i costi di smaltimento e trasporto dei rifiuti;
● l’integrazione della decarbonizzazione di fonti e consumi, destinando parte dell’idroelettrico e del geotermico all’industria.
Nel frattempo, ha commentato il presidente Poli, restare competitivi è fondamentale.
La risorsa del biometano
Tra le risorse potenzialmente accessibili per l’industria vi è, dunque, il biometano. Questo può essere impiegato nei processi più efficienti come la cogenerazione, in alternativa ai combustibili fossili. Nel settore cartario, in particolare, esiste un potenziale di sviluppo del biometano prodotto interponendo una digestione anaerobica delle acque reflue prima di inviarle alla depurazione aerobica.
La norma che lo riguarda e che è stata recentemente varata rappresenta un buon esempio verso la decarbonizzazione, ma è insufficiente rispetto agli obiettivi e alle risorse necessarie.
Per tale ragione Assocarta, a margine della conferenza inaugurale di Miac 2024, ha siglato con CIB, il Consorzio Italiano Biogas www.consorziobiogas.it, un Memorandum of Understanding (MOU). La lettera d’intenti è una prosecuzione del lavoro congiunto svolto negli anni dai due firmatari e che permette – dichiara il presidente CIB Piero Gattoni – di avviare e rafforzare la relazione tra settore primario e settori hard to abate, come appunto il cartario. Il Consorzio Italiano Biogas rappresenta quasi 900 aziende agricole che, dice Gattoni, possono mettere a disposizione per la produzione di biometano sostenibile circa 2,3 miliardi di metri cubi di metano che rappresenterebbero una quota significativa dell’attuale consumo dell’industria cartaria.
«Settori un tempo distanti trovano oggi nel biometano una chiave di dialogo che permette di coniugare visioni comuni di sviluppo industriale» afferma il presidente del consorzio, che sottolinea come l’uso del biometano, quale vettore di decarbonizzazione e di diversificazione del mix energetico, sia importante anche per fare leva sulle eccellenze che sono già presenti sul territorio, preservandone così la competitività. «Il percorso di transizione verso l’economia circolare è un percorso inderogabile, non solo per un tema ambientale ma anche di competitività» aggiunge Gattoni, ricordando anche che «oggi dobbiamo ragionare in un’ottica non solo di distretti singoli e disarticolati, ma che si vengono in soccorso, creando le sinergie per rendere queste eccellenze più in linea con i temi ambientali e sicuramente più competitive». L’augurio è quindi che la collaborazione venutasi a creare con il mondo cartario porti a rafforzare ulteriormente la sinergia tra agricoltura e industria, e che consenta di introdurre ulteriori misure a supporto del riconoscimento del valore ambientale e dei servizi ecosistemici favoriti con la produzione e l’uso di biometano.
La voce del distretto
Sul concetto della necessità di agire in concerto con le diverse parti della filiera è intervenuto anche Tiziano Pieretti, vice presidente di Confindustria Toscana Nord, ricordando i grandi investimenti portati avanti negli anni dall’industria cartaria per il continuo e necessario ammodernamento dei propri processi. Investimenti che definisce lungimiranti e che hanno permesso all’industria del settore di superare la crisi nonostante i più alti costi dell’energia rispetto ai competitor europei.
Il distretto cartario toscano è il più importante in Europa, in grado di competere sui mercati internazionali, dice il vice presidente, «proprio grazie agli enormi sforzi fatti sul piano dell’efficienza energetica e della decarbonizzazione». Le aziende che compongono il distretto sono oltre 330, impiegano 10.800 addetti per un fatturato di 6 miliardi di euro e 2 miliardi di export; numeri a cui si uniscono quelli dell’indotto e degli impatti sul territorio.
Proprio al fine di tutelare il territorio e garantire un futuro ai distretti occorre «programmare un percorso di decarbonizzazione condiviso ed evitare gli approcci speculativi». Per fare ciò e per proseguire in questo «percorso virtuoso» è però indispensabile «poter contare su un rinnovato supporto degli enti pubblici, con cui dovremo discutere sempre più di idee, progetti, autorizzazioni e che vogliamo vedere come nostro primario partner in questa sfida» commenta Pieretti. «Dobbiamo concentrare i nostri sforzi su una politica allargata, una politica condivisa, in cui non c’è competizione, ma volontà di raggiungere l’obiettivo comune: la decarbonizzazione dell’industria cartaria».