Sostenibilità

Sofidel, sinergie di filiera per la sostenibilità

Nelle regioni amazzoniche brasiliane del Maranhão e del Pará è in corso un progetto in più fasi grazie al quale uno storico produttore italiano di tissue per uso domestico e igienico e uno fra i suoi più importanti fornitori di materia prima puntano a sostenere l’economia locale e con essa la biodiversità.

Senza mezzi termini: «Questa è la più importante e coinvolgente fra le iniziative cui abbia mai preso parte in ambito professionale, poiché è realmente mirata a promuovere il benessere delle persone». Lo ha detto il Chief Purchasing Officer della lucchese Sofidel Andrea Piazzolla nel presentare di recente il progetto Together we plant the future – Sviluppare corridoi di biodiversità per un futuro più sostenibile. Oltre a Sofidel, azienda toscana tra i protagonisti mondiali della carta tissue e celebre ideatore del marchio Regina, è promotore dell’iniziativa uno dei suoi principali fornitori e più grande produttore di polpa di cellulosa su scala mondiale: la brasiliana Suzano. Proprio lo Stato federale sudamericano è teatro del programma del quale sono altresì parte integrante l’Istituto brasiliano di sviluppo e sostenibilità (IABS) e l’associazione senza fini di lucro Amazônia Onlus. Su un orizzonte triennale l’idea è supportare «la conservazione e il ripristino ecologico» delle regioni carioca del Maranhão e del Pará «sostenendo al contempo lo sviluppo economico» dei territori amazzonici. L’obiettivo è dare vita a «modelli di business sostenibili» a beneficio «delle comunità che vivono a ridosso della foresta pluviale» e che constano di circa 1.400 famiglie di agricoltori. Per la maggior parte queste vivono al di sotto della cosiddetta soglia di povertà e Sofidel, con i suoi partner, vuole garantire loro non soltanto sussistenza bensì a pieno titolo sicurezza alimentare e qualità nutrizionale.

Incentivare la produttività

Il piano è articolato in due parti e la prima è in prevalenza centrata sulla valorizzazione dell’apicoltura e l’incremento della produttività agricola in vista della commercializzazione di specie autoctone quali le bacche di açaì e le noci di cocco babassu. In un secondo momento è prevista la messa a punto di un corridoio di biodiversità che colleghi le aree di foresta intatte – entro una superficie di 2.210 chilometri quadrati – fra Maranhão e Pará. In primo luogo il focus è sul ripristino degli habitat e sui «sistemi agroforestali sostenibili» ma le prospettive di Suzano sono di ben più ampio respiro. I corridoi ipotizzati dovrebbero estendersi entro il 2030 su 5.000 chilometri quadrati «di aree prioritarie nei biomi amazzonico, della foresta atlantica e del Cerrado del Brasile». Dovrebbero trarne vantaggio anche specie animali esposte al rischio di estinzione proprio per via dell’alterazione dei loro ambienti vitali: giaguaro, tucano scanalato, tapiro sudamericano e chiropote satanasso sono solo alcuni esempi. Nelle zone interessate Suzano è presente con alcune delle sue attività ma è stato il dialogo con Sofidel a far scattare la scintilla. «Da tempo», ha ricordato Andrea Piazzolla, «ipotizzavamo di poter incidere sul futuro lavorando insieme, in capo a una collaborazione che dura da un ventennio e ci ha visti crescere. Quando per la prima volta nel 2006 ho visitato le sue fabbriche Sofidel era un medio player che dall’Italia iniziava ad affacciarsi all’Europa; e Suzano produceva circa 1,5 milioni di tonnellate di pasta di cellulosa l’anno: adesso siamo entrambi protagonisti sui panorami globali di riferimento».

Un bell’ambiente per crescere

Il percorso di sviluppo delle due aziende ha avuto luogo nel segno degli stessi valori di rispetto per l’ambiente e responsabilità sociale. Già fra i Climate Savers del World Wildlife Fund (WWF) la società toscana investe costantemente in efficienza e deve al riuso il 96% dell’acqua necessaria ai suoi processi. In futuro vorrebbe che la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili con cui alimenta i suoi impianti arrivi per lo meno all’84%. «Quel che facciamo», ha però puntualizzato il responsabile per gli acquisti, «deve riflettersi anche sulla filiera e coinvolgerla, nell’ottica di un’estensione quasi naturale della nostra relazione. Pensiamo alla supply chain come a un moltiplicatore di opportunità. Together we plant the future vuole esser d’esempio ad altri e attrarli, perché l’avvenire sia migliore». Quanto sta prendendo forma in Brasile è «una missione condivisa, fatta di best practice e soluzioni messe a fattor comune coi fornitori»; è il culmine di un rapporto duraturo e quasi uno sbocco obbligato per chi, come il brand toscano, gestisce un sito di sustainable procurement e una rivista tematica. E che infine monitora i comportamenti dei fornitori premiando quelli orientati al green e penalizzando, sino all’esclusione dalla catena, i cattivi. Nel segno della maggior possibile trasparenza i risultati del progetto dovrebbero essere pubblicati regolarmente e certificati da Bureau Veritas; e il prossimo update è atteso a dicembre quando una parte delle promesse formulate dovrebbe essersi concretizzata.

Il made in Italy è d’esempio

È questa anche l’aspettativa di Suzano che per bocca del direttore generale per Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) Paulo Jose de Souza Chaer Borges ha illustrato i cardini della filosofia aziendale. La comprensione «delle caratteristiche dei luoghi e delle comunità» in vista del loro empowerment – autosufficienza e autosostentamento – è determinante e il traguardo è «sottrarre qualcosa come 200 mila persone alla povertà di qui alla fine del decennio». Per questo, «su terreni in precedenza degradati» si è provveduto a dare il via a programmi di riforestazione e restauro con la messa a dimora di 1,2 milioni di piante al giorno su un’area di 1,7 milioni di ettari cui si aggiunge un milione di altri ettari di terre di conservazione. Di qui vengono «tanti articoli tissue di utilizzo quotidiano come i fazzoletti» e se Sofidel è stata scelta come alleata è per via del suo essere «un pioniere della sostenibilità» e quindi «un benchmark». Il 60% dei terreni interessati è destinato alla raccolta e ripiantumazione; il 40 al restauro: l’eucalipto è prediletto per svariate ragioni che vanno dalla sua resistenza e resilienza alle possibilità di conservazione; sino alla sua capacità di fornire masse di legno più ingenti. Non sono soltanto le piante e l’ecosistema i beneficiari dell’azione congiunta di Suzano e Sofidel. Le persone lo sono a loro volta e l’intenzione è quella di offrire loro formazione circa la tutela delle aree e le strategie per conseguirla, in base a una «visione sinergica e di lungo periodo».

Contro l’urbanizzazione forzata

In sede di presentazione ufficiale di Together we plant the future – Sviluppare corridoi di biodiversità per un futuro più sostenibile è stato chiamato direttamente in causa anche l’Istituto brasiliano per lo sviluppo sostenibile (IABS) con il presidente del consiglio di amministrazione Eric Sawyer. Questi si è soffermato su un altro aspetto importante dell’operazione. Cioè sul fenomeno della migrazione di tanti giovani dalle zone rurali alle grandi città, con ovvie ripercussioni in termini di sovraffollamento urbano – e spopolamento delle campagne – e sul mercato del lavoro. Rendere più vivibili le aree a più spiccata vocazione agricola garantendo agli abitanti un tenore di vita più adeguato è quindi e comprensibilmente uno dei pilastri portanti dell’iniziativa, cui IABS ha aderito e plaudito.

Non una, ma tante Amazzonie

47 milioni di persone popolano un territorio immenso e abitato da almeno 12 mila anni, fra gli eredi dei nativi e quelli dei colonizzatori. Una tale varietà di anime ha fatto sì che la presidente di Amazônia Onlus Emanuela Evangelista abbia preferito parlare non di una ma di molteplici regioni amazzoniche, ognuna con tratti caratteristici e specificità proprie; spesso con il comun denominatore della povertà. Né un tale problema può essere risolto coi trasferimenti di massa verso le metropoli, che hanno l’effetto di privare l’Amazzonia di risorse giovani senza migliorare la qualità di vita dei locali. È anche per queste ragioni che ha deciso, con la sua Associazione, di sposare Together we plant the future. E a convincerla è stata la natura peculiare del programma ideato da Sofidel e Suzano. «A una zona del pianeta che è pari a 1,5 volte l’Unione europea per vastità», ha detto Evangelista, «e dove coesistono non solo biomi ed ecosistemi diversi ma anche strutture socioeconomiche molto differenti le une dalle altre, bisogna approcciarsi con un’azione mirata e puntiforme. Questo è l’elemento di maggiore interesse dell’iniziativa, che risponde e si conforma alle linee guida scientifiche per la miglior gestione sostenibile delle aree produttive, lotta alla povertà, restauro degli habitat con corridoi ecologici di biodiversità. È un pilota, pone le fondamenta di un intervento necessario e fatto con razionalità e raggruppa attori disparati per uno scopo comune, privato, pubblico, popolazioni, onlus».