Sostenibilità

Transizione ecologica: essere i primi

L’Italia ha anticipato i tempi e fatto della circolarità e del recupero di materie un impegno ostinatamente perseguito. La strada verso la Transizione ecologica è tracciata, ma c’è ancora un buon margine di miglioramento. A questo sarà indirizzata parte delle risorse del Recovery Plan. Le parole del Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani

Ha un nuovo nome che identifica le sue nuove competenze. È l’ormai ex Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare diventato ora Ministero della Transizione ecologica (Mite). Nel nome porta la propria vocazione: accanto alle funzioni del vecchio dicastero, assume alcune competenze inerenti al processo di transizione ecologica, in particolar modo per il settore dell’energia.
La scelta di decretare un Ministero apposito è di per sé indicativa della direzione che la politica italiana intende intraprendere.
In uno dei suoi primi interventi pubblici, il Ministro Roberto Cingolani è intervenuto al webinar “L’economia circolare italiana per il Next Generation EU. Il caso della filiera cartaria” organizzato a marzo da Fondazione Symbola, insieme al Sacro Convento di Assisi e Comieco.

Capacità visionaria
La Transizione ecologica è una sfida che il nostro Paese ha iniziato ad affrontare quando ancora non era definita tale, tanto che l’Italia vanta già un ruolo che il Ministro definisce di assoluta leadership internazionale. «Ricicliamo circa il doppio dei materiali rispetto alla comunità europea, con un tasso di circolarità di circa un terzo maggiore di quello medio europeo». Il tutto grazie a un indotto di oltre 210mila persone che producono un fatturato medio di 70 miliardi di euro. Numeri importanti, sottolinea Cingolani, che rivelano quanta strada è stata fatta. «È certamente una dimostrazione di responsabilità da parte degli italiani, degli imprenditori e delle amministrazioni, e anche una dimostrazione della visione che il nostro Paese ha avuto». Siamo stati dei precursori, dei «visionari pensatori»; quando ancora non si parlava di questi temi, c’è stato chi «ha investito sull’economia circolare, sulla logica del riciclo, su quella sobrietà nell’utilizzo delle risorse che ci dovrà caratterizzare sempre di più nelle prossime decadi. L’Italia è già adesso un Paese guida e questo rinforza enormemente l’idea e la speranza che, anche grazie al Recovery Plan, il nostro Paese possa assurgere a un ruolo di esempio a livello globale in questo settore così importante per il futuro».
Resta però ancora molta strada da percorrere e soprattutto «abbiamo un grande margine di miglioramento, che dimostra, ancora una volta, la nostra capacità visionaria. Dobbiamo fermamente credere in questa opportunità» afferma il Ministro che sottolinea come vi sia ancora possibilità di intervento sulla circolarità in numerosi settori, come la plastica, gli oli, la gomma, il cemento e naturalmente la carta.
«Nel Recovery Plan faremo tutto il possibile per fare in modo che la leadership italiana si confermi e si rinforzi», al fine di attuare i miglioramenti attesi. «Faremo di tutto perché il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) possa consentire un’ulteriore accelerazione e permettere di mantenere il gap rispetto alla concorrenza. Dobbiamo essere i primi della classe; questa sarà la nostra prerogativa nei prossimi anni».

Investire in tecnologie e servizi
Sarà necessario quindi operare sul fronte investimenti in nuove tecnologie, «dovremo potenziare la nostra capacità di differenziare il rifiuto e di trattarlo in maniera opportuna, di ricavarne energia, ove possibile, o altri materiali riutilizzabili. Questo richiederà un’analisi dettagliata per settore merceologico e tipo di materiale». Non una soluzione unica ma un unico obiettivo, una transizione che dovrà essere rapida ma sostenibile.
E proprio su quest’ultimo aspetto si sofferma Cingolani: «dovremo rendere sostenibile questo passaggio, anche tenuto conto della situazione complessa dalla quale partiamo dopo il lungo periodo di emergenza Covid-19, con un appesantimento della situazione economica e con tanti problemi nel mondo del lavoro».
Ci saranno importanti investimenti in economia circolare e in capacità di riciclare i materiali di scarto. Ma sarà altrettanto indispensabile puntare anche su tecnologie di servizio: «digitalizzazione, logistica – considerando le grandi quantità di materiali che dobbiamo processare, maneggiare, separare – e impiantistica».
Per mantenere la propria leadership internazionale, ricorda in ultimo il Ministro, l’Italia avrà bisogno di promuovere la ricerca e lo sviluppo, di stimolare il trasferimento di conoscenza e tecnologia, e di potenziare la capacità di comunicare, spiegando quanto sia importante continuare a guardare al domani con una visione aperta.
«Qui si gioca una battaglia fondamentale per il futuro delle prossime generazioni, una battaglia che noi possiamo vincere più di altri Paesi. Serve conoscenza, investimento, capacità logistica e organizzativa, e in ultima analisi anche un po’ di sano pragmatismo, perché dovremo essere veloci e sostenibili da tutti i punti di vista».