L’obiettivo “zero” per il consumo idrico è ambizioso e forse utopico, e il settore cartario ha già raggiunto il limite tecnologico attuale. Si può imparare però a modificare l’approccio alla gestione delle risorse idriche, valutando la miriade di aspetti che possono poi, complessivamente, fare la differenza. Un passaggio che occorre fare subito, anche in considerazione dei cambiamenti climatici che stanno rendendo questo bene sempre più scarso e prezioso.
Indispensabile alla vita e determinante per la sopravvivenza, l’acqua è una risorsa preziosa che, per alcuni settori manifatturieri, è essenziale alla propria produzione e alla qualità di quanto si produce. Il cartario è uno di questi settori.
La gestione dell’acqua è però un tema complesso, molto più di quanto si pensi. Innanzitutto riguarda una serie di aspetti e di soggetti che ne sono coinvolti a vario livello, e che insieme incidono su costi, forniture e modalità di utilizzo di questo bene essenziale. Eduardo De Almeida, manager di Afry, società di consulenza che opera anche nel settore cartario, ne ha parlato al congresso Miac Paper&Board 2023.
L’importanza, trascurata, dell’acqua
Il riscaldamento della temperatura, i cambiamenti climatici e la siccità che da qualche tempo a questa parte caratterizzano il trascorrere delle stagioni hanno aperto il fronte dell’importanza di preservare e utilizzare in maniera efficiente e consapevole l’acqua.
Un tema forse poco considerato, almeno in Europa, dove sinora non è mai stato prioritario, ma che i cambiamenti in corso impongono di riconsiderare. L’importanza di preservare questa preziosa risorsa è stata trascurata anche perché considerata poco rilevante a livello economico.
«Nell’industria cartaria, invece, la gestione dell’acqua e il suo risparmio sono prioritari» afferma De Almeida «e sono in cima alla lista delle priorità». Secondo i dati Cepi, al 2021 le fonti di prelievo dell’acqua fresca da parte delle cartiere indicato che l’87,3% è costituito da acque superficiali, il 12% da acque sotterranee e lo 0,8% da reti comunali. Negli anni l’industria cartaria ha fatto enormi passi avanti per ridurre il proprio fabbisogno di acqua, con risultati anche d’eccezione, ma purtroppo non è ancora sufficiente. L’obiettivo per le aziende è arrivare a un consumo di acqua fresca il più possibile vicino allo zero.
«Si parla molto di sostenibilità, è un termine utilizzato sovente, ma ci siamo dimenticati di ciò che significa, ovvero che dobbiamo compiere determinate azioni per poter sopravvivere». In questa visione la gestione dell’acqua entra a pieno titolo. Ad influenzarla intervengono diversi fattori. «Innanzitutto abbiamo la legislazione: le aziende che non sono conformi alle norme di legge non possono operare. Un altro elemento è il rischio della fornitura» in diverse parti del mondo, in special modo durante l’estate, il livello dei corsi d’acqua subisce una notevole variabilità, una situazione che crea non poche difficoltà alla produzione industriale, soprattutto a quella del settore, «l’acqua fa parte del processo di produzione della carta e la qualità dei prodotti dipende anche dalla qualità dell’acqua». Altro fattore incidente sulla gestione idrica e uno dei punti importanti del tema sostenibilità è l’opinione pubblica capace di creare pressioni nelle scelte legislative le quali poi, a loro volta, determinano l’operato delle aziende. C’è poi c’è il tema dei costi che rappresenta un driver determinante e collegato all’aspetto del rischio della fornitura. «Fino ad ora non ci sono state grandi preoccupazioni» sottolinea De Almeida «ma il cambiamento climatico sta determinando grandi cambiamenti anche in termini di disponibilità di acqua e l’Italia è tra i primi Paesi a rischio scarsità d’acqua. In Europa inoltre si registra una grande variazione nei prezzi della fornitura e questo dimostra quanto questo aspetto sia suscettibile alla legislazione e ci dà anche l’idea del rischio a cui le aziende sono esposte. La legislazione può cambiare repentinamente e le tasse possono aumentare in qualsiasi momento, tutto questo determina un ulteriore elemento di rischio». E non è tutto, quando si parla di prezzo dell’acqua si considera quella in ingresso alla cartiera ma poi a questo si aggiungono altri costi legati all’energia per far funzionare le pompe, per il riscaldamento, a quelli delle analisi che si fanno all’interno del laboratorio, ai costi per le sostanze chimiche utilizzate nel processo e agli impianti di trattamento dei reflui. «Tutta una serie di altre voci di costo che vanno a incidere appunto sul costo dell’acqua che diventa così molto più alto».
Novità legislative
Tornando al tema normativo, De Almeida sottolinea che, accanto alla scarsità della risorsa idrica, a modellare la legislazione concorre anche il livello della tecnologia e insieme finiscono poi per influenzare l’intero settore. «Ci sono alcune modifiche che sono state proposte per la normativa quadro sull’acqua» e che è importante che i produttori di carta monitorino con attenzione. Il riferimento è alla proposta 2022/0344(COD) del 27 ottobre 2022 per la modifica della Direttiva 2000/60/CE. «In particolare vi si parla molto delle restrizioni sulle sostanze PFAS, con nuovi limiti alla loro presenza; si parla poi di riciclaggio e di qualità delle microplastiche, del monitoraggio degli estrogeni e di ulteriori controlli digitali. Una serie di elementi, quindi, che fanno parte delle proposte e che verranno discussi».
Tutto questo avrà un effetto anche sui produttori di carta, sulla gestione dell’acqua nel loro ciclo produttivo, sul loro prodotto finale, sul riciclaggio, sulle attività di laboratorio e anche sulle sostanze chimiche e sulle materie prime che sono utilizzate dal settore. È importante quindi che i produttori cartai tengano sott’occhio queste proposte che sono state formulate a livello europeo e che, una volta approvate, dovranno poi essere recepite nelle diverse legislazioni nazionali e locali. «Occorre essere consapevoli e cercare di comprendere i potenziali cambiamenti a livello legislativo» prosegue De Almeida «e tenersi pronti, perché possono essere applicati anche molto velocemente».
Indubbiamente, aggiunge, «meno acqua si consuma e meno si è esposti a tutti gli elementi di pressione citati. È necessario, dunque, cercare di trovare un equilibrio: abbiamo il consumo dell’acqua da un lato, la gestione di tutto l’impianto dall’altro e c’è sempre anche la questione del costo. Occorre trovare il punto di equilibrio ottimale».
L’equilibrio ottimale
Analizzando i dati del consumo di acqua nel settore cartario negli ultimi decenni sono subito evidenti i passi avanti compiuti dall’industria cartaria in termini di maggiore efficienza nel consumo della risorsa idrica. Le aziende del settore hanno investito da sempre nella tecnologia che consentisse loro di riciclare le acque all’interno del proprio processo, chiudendo il più possibile il ciclo. Secondo i dati Assocarta, mentre alla fine degli anni Settanta erano necessari mediamente 100 metri cubi d’acqua per produrre una tonnellata di carta, oggi si parla di circa 26. Un dato che, negli ultimi anni, si è ormai stabilizzato, a riprova del fatto che si è ormai giunti a un limite tecnologico sotto al quale, almeno al momento attuale, è difficile che si riesca ad andare.
Gli interventi di riduzione dell’apporto di acqua fresca e quindi di chiusura parziale del ciclo delle acque riguardano diversi aspetti. Le possibilità di farlo, riducendo progressivamente il quantitativo di effluenti in entrata, esistono già e sono costituite da interventi che agiscono su diversi fronti. Si tratta spesso di piccoli passi, ognuno dei quali porta però un vantaggio in termine di recupero dell’acqua in circolo. Dalla riduzione della dispersione per evaporazione al recupero del calore, sfruttando il vapore caldo per altre esigenze nel ciclo produttivo, per esempio utilizzando il calore disponibile dalle cappe per asciugare i fanghi; fino al riciclo dell’acqua dopo il trattamento dei reflui.
Sommando tutti questi possibili passi – che le aziende del settore hanno spesso già compiuto –si può arrivare a una soglia minima di ingresso al processo e quindi di consumo di acqua fresca. Occorre considerare, infine, anche i costi dell’intero sistema e gli impatti che il trattamento acque ha sull’ambiente. Secondo le statistiche formulate da Cepi sui dati del 2021, risulta che circa il 90% dell’acqua estratta per produrre carta e cartone è stata restituita alla fonte dopo il trattamento. Questo impone il rispetto di rigorosi limiti di legge. Ad oggi, per esempio, gli inquinanti presenti nelle acque reflue di cartiera – dice Assocarta – sono ormai essenzialmente di origine biologica o naturale, ovvero cellulose, amidi e cariche minerali inerti – per esempio il carbonato di calcio. Negli anni sono stati ridotti il più possibile anche i valori medi di emissione di COD e di solidi sospesi.
A piccoli passi
Sarà difficile arrivare al di sotto delle quote di recupero di acqua e, conseguentemente, di consumo di acqua fresca sinora raggiunte, sottolinea De Almeida, ma i risultati sono già molto interessanti (figura 6). Senza dubbio si tratta di un processo di miglioramento che le cartiere devono compiere in maniera graduale ma costante. «Il primo fondamentale passo è, come si è detto, l’importanza della conoscenza del costo dell’acqua nel momento nel punto di utilizzo. Occorre poi comprendere e restare aggiornati su quali siano i rischi di approvvigionamento di acqua a livello locale, perché è proprio qui che le decisioni delle autorità hanno un impatto. Bisogna farsi trovare pronti alle modifiche alla legislazione». De Almeida ricorda in particolare quanto sia importante porre attenzione a cosa accadrà a seguito della proposta 2022/0344(COD) per la modifica della direttiva quadro per l’azione comunitaria in materia di acque.
Inoltre, prosegue il manager di Afry, «le aziende devono avere un progetto che coinvolga diversi scenari, un programma per arrivare a una riduzione dei consumi e che sia adatto alla propria situazione. È essenziale dotarsi di un sistema di gestione dell’energia e di management system, e soprattutto è importante avere un sistema di gestione dell’acqua con specifici indicatori di prestazione (KPI) e riferimenti rispetto alle condizioni locali». E conclude ricordando che «quando si parla di riduzione il consumo di acqua, non si parla di un processo che prevede grandi modifiche, piuttosto sono necessari tanti piccoli cambiamenti».
Le 6 regole per la gestione acque
1. Conoscere il costo dell’acqua al punto di utilizzo
2. Comprendere i rischi dell’acqua a livello locale: approvvigionamento, contaminazione, player
3. Preparasi ai cambiamenti legislativi, quantificando lo scenario peggiore
4. Disporre di un piano che preveda diversi scenari
5. Disporre di un sistema di gestione dell’acqua: KPI, team e controllo operativo
6. Fare piccoli passi nella giusta direzione