Un’inversione della tendenza alla discesa di volumi e fatturati che ha sancito una fase di stagnazione nel 2013, con i primi, timidi segnali di ripresa nel primo quadrimestre del 2014 che ha visto un +1,5% di produzione e un +1,2% di fatturato, questo in poche parole il messaggio lanciato.
«Il fatturato del 2013 riporta il settore ai valori della fine degli anni ‘90 – ha detto il presidente di Assocarta Paolo Culicchi. Una perdita di produzione che ha significato la chiusura per trenta siti produttivi e la perdita di 3.000 posti di lavoro diretti. Dati che si inseriscono in quelli che sono stati presentati in Confindustria dal Presidente Squinzi, dai quali è evidente che tra il 2007 e il 2013 la produzione manifatturiera è scesa del 5% annuo. Un dato che non ha riscontro negli altri paesi a base manifatturiera. E il dato è ancora più evidente se si allunga il periodo a tutti gli anni 2000 durante i quali la nostra produzione manifatturiera è calata del 25,5% mentre quella mondiale è aumentata del 36,1%. Ma non è un dato solo italiano. In Europa, infatti, al netto della Germania, la manifattura è comunque in calo e non basta la “locomotiva tedesca” a portare lo scenario sul segno più. A consuntivo 2013 il settore ha visto una tenuta rispetto all’anno precedente, con una produzione di 8,5 milioni di tonnellate, -0,6% sul 2012 per un fatturato di 6,8 miliardi di Euro, +0,5% sul 2012».
Per quanto riguarda le singole tipologie produttive l’anno passato è proseguito il ridimensionamento delle carte per utilizzi grafici -5,7%, un dato dovuto alla cessata attività dell’ultimo impianto di carta da giornale e dalle riduzioni degli investimenti pubblicitari sulla stampa che sono continuati anche nel 2013 con un calo, secondo Nielsen del 21,2%. Sono andati meglio gli altri settori a cominciare da una sostanziale tenuta dell’igienico-sanitario, con un timido -0,9%, mentre il comparto dell’imballaggio ha visto un +2,6% con carte e cartoni per cartone ondulato che sono aumentati del 7,4%.
Le buone notizie arrivano dall’export
Dati export: oggi il settore esporta 3,7 milioni di tonnellate, +3,2% rispetto all’anno precedente, per un valore di 3,5 miliardi di euro, con un saldo positivo di 62 milioni di euro.
Oggi il settore esporta 3,7 milioni di tonnellate, +3,2% rispetto all’anno precedente, per un valore di 3,5 miliardi di euro, con un saldo positivo di 62 milioni di euro. Per quanto riguarda le aree di destinazione il 73% dell’export di carte e cartoni riguarda l’area dell’Unione Europea 28 che ha visto un aumento del 5,8% su base annua, segnale evidente che il settore riesce a essere competitivo nonostante i problemi energetici, di sistema del nostro paese e l’agguerrita competizione internazionale. Il tutto in un quadro internazionale che è caratterizzato da un lato dalla stabilità della produzione che si è assestata nel 2013 a 400 milioni di tonnellate, con il primo ridimensionamento del gigante cinese che nel 2013 che anche se è rimasto oltre i 100 milioni di tonnellate ha visto una riduzione su base annua dell’1,4%, mentre sempre nell’area asiatica crescono Corea del Sud, +3,7%, India e Indonesia, entrambe con un +2,5%.
L’altra questione, invece, è rappresentata dalle tensioni sulle materie prime con i rincari che delle fibre vergini che sono continuati fino alla primavera del 2013, così come si sono rilevati apprezzamenti delle fibre lunghe, dovuti al rafforzamento dell’euro, e una sostanziale stazionarietà delle fibre corte. Il rallentamento cinese, infine, ha influenzato anche il settore della carta da macero che ha visto una diminuzione degli approvvigionamenti in Europa da parte della Cina del 10%.
I primi numeri del 2014
Per quanto riguarda i primi tre mesi del 2014 a livello europeo si registrano volumi in leggero aumento (+0,6%), con Svezia e Regno Unito in flessione, rispettivamente -5,5% e -5,3%, Finlandia e Francia stabili, +0,2% e +0,3%, mentre danno buoni risultati Germania, Italia e, in misura minore Spagna con +2,4%, +2,9% e +0,8%. E se l’export rappresenta un fatto importante per il Presidente di Assocarta è necessario pensare anche al mercato interno perché «non si può pensare d’orientare l’intero sistema produttivo verso l’export», ha affermato Culicchi. E in questo quadro è necessaria una riforma fiscale che se da un lato sposti il carico fiscale dalle persone alle cose, da un altro punto di vista deve salvaguardare i beni, e i servizi, destinati alla produzione, mentre è auspicabile, secondo Culicchi, una riorganizzazione del sistema delle detrazioni con l’introduzione di una misura specifica per la cultura, l’acquisto di libri, giornali e periodici.
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